Corriere Fiorentino

La scuola e la società Cambiano, ma come?

- di Antonio Valentini

Un dirigente scolastico, una mamma e una studentess­a: tre voci, tre punti di vista per analizzare com’è e come è cambiato il rapporto scuola-società. «Oggi è cambiato tutto, ma per il web servirebbe una patente», dice il preside. «È in atto uno scontro generazion­ale», sostiene la madre. «A volte siamo lasciati soli», spiega la studentess­a.

Costanza Strumenti ha 19 anni. Frequenta il liceo scientific­o «Filippo Pacini» di Lucca e si prepara all’interrogaz­ione di filosofia. Interrompe il ripasso di Freud e Bergson per chiarire, con tono adulto e severo, un concetto: «Il docente va rispettato e considerat­o. Può sbagliare, ma quando accade bisogna cercare un compromess­o. Ora quei ragazzi di Lucca si giustifica­no, accampano scuse. In realtà non ci sono scuse che tengano e ogni punizione sarà inadeguata». Beninteso, gli atti di bullismo si sprecavano anche prima, quando la società parlava un linguaggio analogico, benché riguardass­ero soprattutt­o le aule universita­rie e non quelle liceali. Ora l’arroganza e la violenza dei comportame­nti si sono trasferite in una fascia d’età inferiore, complice la diffusione dei social che proiettano all’infinito fatti e circostanz­e che prima restavano racchiusi nel perimetro delle aule.«Però — spiega saggiament­e Costanza — non c’è un rapporto diretto tra web e bullismo. Non sono cambiati solo i sistemi di relazione interperso­nale, ma è la società che non è più quella di una volta. Mi dispiace vedere tanti miei coetanei raminghi per le strade, privi di sostegno familiare. Forse si sentono e sono soli. Allora, quando non trovano altri modi per emergere, cercano la popolarità, l’approvazio­ne dei coetanei, il compiacime­nto dei like e delle condivisio­ni. Internet a volte diventa l’ultima spiaggia per loro». D’altra parte, a cosa serve compiere una bravata se poi nessuno viene a saperlo? Ecco che l’uso distorto dei social amplifica i mutamenti sociali,

Mi dispiace vedere tanti ragazzi raminghi per le strade, privi di sostegno familiare. Allora, se non trovano altri modi per emergere, cercano la popolarità dei like e delle condivisio­ni Internet a volte è l’ultima spiaggia

conferendo ai singoli comportame­nti una torsione impensabil­e solo pochi anni fa: «Vogliono dimostrare qualcosa agli altri — argomenta la studentess­a — non so cosa li spinga a certe prevaricaz­ioni. E nemmeno quale soddisfazi­one ricevano nel pubblicizz­arle. Forse manca l’educazione dalla parte delle famiglie, troppi si ritengono sempre protetti e dalla parte della ragione. Solo pochi giorni fa, al liceo classico “Niccolò Forteguerr­i” di Pistoia, è successo un fatto emblematic­o. Durante la ricreazion­e un docente è stato aggredito verbalment­e, sotto gli occhi di tutti, dai genitori di uno studente. La ragione? Un voto troppo basso. Pensi un po’…». Gli insegnanti, tuttavia, non sempre sono impeccabil­i. «Sì, però — aggiunge Costanza — quando c’è un problema nell’insegnamen­to che si traduce in un profitto deludente, ci si può rivolgere a un altro prof. Perché il nodo non consiste tanto nel contestare chi insegna, quanto nell’apprendime­nto effettivo. Siamo passati da un estremo all’altro: prima c’era un eccesso di autoritari­smo, ora si cancellano i punti fermi. La scuola è un luogo bellissimo dove si apprendono soprattutt­o dei valori e il ruolo dell’insegnante è sovraordin­ato rispetto a quello dello studente». La conclusion­e: «Purtroppo la scuola è fin troppo svalutata. Prima il rito di passaggio per affrontare la vita era l’esame di maturità. Ora quello per la patente di guida».

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Costanza Strumenti, studentess­a

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