La scuola e la società Cambiano, ma come?
Un dirigente scolastico, una mamma e una studentessa: tre voci, tre punti di vista per analizzare com’è e come è cambiato il rapporto scuola-società. «Oggi è cambiato tutto, ma per il web servirebbe una patente», dice il preside. «È in atto uno scontro generazionale», sostiene la madre. «A volte siamo lasciati soli», spiega la studentessa.
Costanza Strumenti ha 19 anni. Frequenta il liceo scientifico «Filippo Pacini» di Lucca e si prepara all’interrogazione di filosofia. Interrompe il ripasso di Freud e Bergson per chiarire, con tono adulto e severo, un concetto: «Il docente va rispettato e considerato. Può sbagliare, ma quando accade bisogna cercare un compromesso. Ora quei ragazzi di Lucca si giustificano, accampano scuse. In realtà non ci sono scuse che tengano e ogni punizione sarà inadeguata». Beninteso, gli atti di bullismo si sprecavano anche prima, quando la società parlava un linguaggio analogico, benché riguardassero soprattutto le aule universitarie e non quelle liceali. Ora l’arroganza e la violenza dei comportamenti si sono trasferite in una fascia d’età inferiore, complice la diffusione dei social che proiettano all’infinito fatti e circostanze che prima restavano racchiusi nel perimetro delle aule.«Però — spiega saggiamente Costanza — non c’è un rapporto diretto tra web e bullismo. Non sono cambiati solo i sistemi di relazione interpersonale, ma è la società che non è più quella di una volta. Mi dispiace vedere tanti miei coetanei raminghi per le strade, privi di sostegno familiare. Forse si sentono e sono soli. Allora, quando non trovano altri modi per emergere, cercano la popolarità, l’approvazione dei coetanei, il compiacimento dei like e delle condivisioni. Internet a volte diventa l’ultima spiaggia per loro». D’altra parte, a cosa serve compiere una bravata se poi nessuno viene a saperlo? Ecco che l’uso distorto dei social amplifica i mutamenti sociali,
Mi dispiace vedere tanti ragazzi raminghi per le strade, privi di sostegno familiare. Allora, se non trovano altri modi per emergere, cercano la popolarità dei like e delle condivisioni Internet a volte è l’ultima spiaggia
conferendo ai singoli comportamenti una torsione impensabile solo pochi anni fa: «Vogliono dimostrare qualcosa agli altri — argomenta la studentessa — non so cosa li spinga a certe prevaricazioni. E nemmeno quale soddisfazione ricevano nel pubblicizzarle. Forse manca l’educazione dalla parte delle famiglie, troppi si ritengono sempre protetti e dalla parte della ragione. Solo pochi giorni fa, al liceo classico “Niccolò Forteguerri” di Pistoia, è successo un fatto emblematico. Durante la ricreazione un docente è stato aggredito verbalmente, sotto gli occhi di tutti, dai genitori di uno studente. La ragione? Un voto troppo basso. Pensi un po’…». Gli insegnanti, tuttavia, non sempre sono impeccabili. «Sì, però — aggiunge Costanza — quando c’è un problema nell’insegnamento che si traduce in un profitto deludente, ci si può rivolgere a un altro prof. Perché il nodo non consiste tanto nel contestare chi insegna, quanto nell’apprendimento effettivo. Siamo passati da un estremo all’altro: prima c’era un eccesso di autoritarismo, ora si cancellano i punti fermi. La scuola è un luogo bellissimo dove si apprendono soprattutto dei valori e il ruolo dell’insegnante è sovraordinato rispetto a quello dello studente». La conclusione: «Purtroppo la scuola è fin troppo svalutata. Prima il rito di passaggio per affrontare la vita era l’esame di maturità. Ora quello per la patente di guida».