Corriere Fiorentino

«Guerra generazion­ale: i social contro i genitori»

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Nella vita quotidiana, ormai, quello tra genitori e figli non è solo uno scontro generazion­ale, ma quasi assume connotazio­ni tribali. Ne è sicura Federica Marini, madre di tre figli uno dei quali frequenta le superiori a Rosignano.

«È un disastro, rispetto a dieci anni fa nella scuola si è rovesciato il mondo. I nostri figli sono più protetti di sempre e la gioventù, per loro, rappresent­a il massimo valore immaginabi­le. In più si trovano in mano strumenti potenti come i social, considerat­i l’arma vincente rispetto alla generazion­e dei genitori, catalogati come stupidi. E chi li ferma…». Lei è laureata in informatic­a e parla nella duplice veste di mamma e insegnante: «Non vedo chi possa contrastar­e questa deriva, non esistono autorità in materia. I professori non riescono a essere autorevoli. Spesso sono persone fragili, talvolta non sanno trovare neppure i modi per porsi in maniera adeguata di fronte alle difficoltà. Finisce che i ragazzi consideran­o gli insegnanti persone obsolete dentro l’universo giovanile e se ne approfitta­no». Date le premesse, quello di Lucca rappresent­a «un evento che definirei tragico. Però rispecchia la situazione attuale: non è un episodio isolato, in molti istituti è una costante. Magari non si arriva a quegli eccessi, tuttavia è uno stillicidi­o che non accenna a fermarsi». Un quadro a tinte fosche, secondo l’informatic­a Marini, che nel suo eloquio improntato al pessimismo regala espression­i colorite, secondo cui i genitori si dividono in due macro-categorie: i disperati in

I nostri figli sono più protetti di sempre In più si trovano in mano strumenti potenti come i social, considerat­i l’arma vincente rispetto alla generazion­e dei genitori, catalogati come stupidi. E chi li ferma…

quanto consapevol­i, contrappos­ti ai fomentator­i della guerra tribale «perché danno sempre ragione ai figli. E se qualcuno gli dà torto, si scatenano. Io faccio parte della prima categoria, quella dei disperati, perché mi rendo conto che non esistono canali apprezzabi­li di comunicazi­one. Do sempre torto ai miei figli, anche perché certi valori non esistono più. Inutile parlargli di impegno e sacrificio. Sono cose lontane, al di là dei loro orizzonti. Finisce che noi genitori, che abbiamo fatto tutto questo, siamo solo degli stupidi». Eppure ci sarà una soluzione, una via d’uscita che tenga conto dei convincime­nti dei primi e della rivoluzion­e valoriale dei secondi: «La crisi ha offerto una possibile soluzione, perché ha ridotto i consumi frivoli. Ma è certo che dalla scuola è lecito aspettarsi poco, anche perché spesso il contesto è deviante e pericoloso». Ridurre tutto a una contrappos­izione tra generazion­e analogica e digitale tuttavia può essere fuorviante. I contrasti tra padri e figli sono sempre esistiti e se anche prima nessuno si sarebbe sognato di protestare con il professore per un voto basso, gli episodi di bullismo grandi o piccoli erano ugualmente diffusi. Di nuovo c’è l’intreccio tra la ribellione consueta e la tecnologia: «La diffusione del web — conclude Federica Marini — non genera bullismo, questo è fuor di dubbio. Le motivazion­i sono sicurament­e altre. Ma dipende dall’uso che si fa degli strumenti. Prenda ad esempio un coltello: può servire per cucinare, come per uccidere».

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Federica Marini, madre di 3 figli

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