Arbitri del tricolore: quella volta che Amauri...
Nel 2012 un suo gol costò lo scudetto ad Allegri. E nel ‘75 la Juve riportò lo spumante a Torino
Alla Fiorentina piace il ruolo di guastafeste per lo scudetto, lo racconta la storia, soprattutto quando c’è la Juve di mezzo, nel bene e nel male dal punto di vista bianconero. Certamente i viola hanno sempre fatto con grande dignità la propria parte, a cominciare dal maggio di 33 anni fa, quando la rivale di sempre arrivò a Firenze portando addirittura nel pullman una cassa di champagne per festeggiare l’ennesimo scudetto.
Data memorabile l’undici maggio 1975. Il Napoli è a quattro punti a due giornate dalla fine del campionato e tutte le redazioni sono a preparare i titoli per il trionfo. Basta un pareggio e per Bettega e compagni è fatta. Viene invece fuori la Fiorentina che non ti aspetti, una squadra che non sembrava la stessa delle precedenti gare, e su Zoff si abbatte una grandinata di gol. Quattro per l’esattezza, ma potevano essere di più, con perla finale davvero meravigliosa di Mimmo Caso. Festa rimandata di una settimana e champagne riportato a Torino tra mille preoccupazioni.
Undici campionati più tardi, stessa musica al Franchi, con la Juve ad un passo dal titolo, ma inseguita da una Roma formidabile. A quattro giornate dalla fine Passarella e Berti regalano ai giallorossi l’ebrezza del sorpasso, ma tutto finirà con la clamorosa sconfitta all’Olimpico contro il Lecce ormai retrocesso. Esattamente dieci anni dopo c’è l’unica concessione viola al ruolo di semplice invitata alla festa degli altri. Succede a Milano, contro il Milan di Capello, che festeggia lo scudetto battendo Batistuta e compagni per 3 a 1, dopo il vantaggio iniziale di Rui Costa. In quel caso però si trattava solo di aspettare la domenica successiva perché il vantaggio dei rossoneri sulla solita Juve era incolmabile e il tricolore sarebbe comunque arrivato.
Neanche quattro mesi dopo, quasi a lavare l’onta della sconfitta, Batigol schianterà Baresi e tutta la difesa di Tabarez regalando a Firenze l’immensa gioia della Supercoppa italiana, nella famosa serata di «Irina te amo». Fino al 2012 il Milan può dunque solo essere grata ai viola, leggi alla voce scudetto quasi impossibile del 1999, quello dei suggerimenti tattici di Berlusconi a Zaccheroni. Già, ma c’è voluto il pareggio di Firenze della Lazio per fermare la corrazzata biancazzurra alla penultima giornata, consentire il clamoroso sorpasso, permettendo così al Cavaliere di diventare allenatore ad honorem. Una partita aspra, con i bomber, Batistuta e Vieri, a segno e tante botte in mezzo al campo. Da Milanello ringraziarono commossi, serbando profonda riconoscenza fino al fatidico 7 aprile 2012, allorché una delle più squinternate squadre degli ultimi quindici anni si prende la grande soddisfazione di espugnare San Siro con una rete dell’ormai obsoleto Amauri a un minuto dalla fine. Allegri è una furia, perché la Juve di Conte vince senza problemi a Palermo, mette la freccia e inaugura la serie infinita di scudetti che ora il Napoli di Sarri vorrebbe interrompere.
Non potrà però far conto sull’arrendevolezza viola, perché, al di là dei profondi valori morali di squadra, staff tecnico e società, quando c’è di mezzo il primato, quando si tratta di diventare arbitri del destino altrui, la Fiorentina ha sempre preso seriamente il ruolo che la storia del campionato gli affida.