UNA LEGGE PER FIRENZE
Non si può parlare di svolta, ma si tratta certamente di una novità senza precedenti. Mai un nutrito gruppo di docenti e intellettuali fiorentini avevano recapitato al sindaco una lettera con un appello pressante a salvare il centro della città dall’assalto al quale è sottoposto quotidianamente.
L’iniziativa trova ispirazione nello smarrimento che si prova a girare per strade e piazze di giorno, quando il popolo dei torpedoni le invade a passo di carica (perché la velocità fa guadagnare di più), e in quel senso di impotenza che ci pervade la notte, quando è il popolo della movida a farla da padrone (tra berci, alcol e impasticcamenti vari). L’aver legato insieme i due fenomeni chiedendo a Palazzo Vecchio una visione unica dei possibili rimedi fa della lettera un’importante occasione di riflessione che supera di slancio la banalità di chi ancora si attarda a ripetere che tutto fa ricchezza, senza capire che a forza di buttarci dentro inquinanti anche la fonte del denaro potrebbe un giorno seccarsi.
Nardella questa volta è stato rapido a rispondere e a invitare i professori a Palazzo Vecchio. Le elezioni per il Comune, d’altra parte, sono previste l’anno prossimo e non ci sono certezze granitiche sull’esito della partita. Semmai ci sono da registrare i primi fermenti, più o meno sorprendenti (vedi il j’accuse dell’ex sceriffo Graziano Cioni).
Basta leggere l’elenco dei firmatari per capire che la lettera non è invece politicamente orientata, ma l’invito al sindaco perché si faccia aiutare nell’impresa è una sorta di avvertimento a non fare cadere la sollecitazione nel silenzio o, peggio, nell’indifferenza.
Ci sono campi e obiettivi in cui il gioco delle appartenenze è di ostacolo all’efficacia delle soluzioni. Ha detto il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, sulle prospettive della sua città, ormai assai più usurata e svuotata di residenti e di identità rispetto a Firenze: «Vogliamo sperimentare una gestione interattiva dei flussi: difendere Venezia è un impegno che ci siamo presi con l’Unesco, ma soprattutto con i residenti». E il Corriere della Sera ha chiosato: «L’obiettivo del sindaco-imprenditore è di averi poteri più ampi per chiudere gli accessi al centro storico nei giorni di maggiore afflusso introducendo la prenotazione obbligatoria e un ticket. Per farlo serve un provvedimento ad hoc da parte del governo, che potrebbe rientrare all’interno della nuova legge speciale per Venezia richiesta a gran voce dall’amministrazione e dalle categorie economiche».
Fatte le debite differenze fra le due realtà, anche di conformazione urbanistica, perché mai Firenze non dovrebbe elaborare un piano complessivo di autotutela e chiedere poi al governo (di qualunque colore esso sarà) una legge mirata a favore della città? È arrivata l’ora di pensarci seriamente, per non fare affondare, ad esempio, l’operazione salvataggio in un mare di ricorsi al Tar contro le ordinanze comunali. È uno sforzo che dovrebbe essere sostenuto, insieme, dal sindaco e dai parlamentari, tutti, che questo territorio si è scelto. Anche un regime di concorrenza, a volte, può richiedere convergenze. Per ragioni di interesse maggiore.
PS. L’altra notte, tra le 2 e le 3, tra via Serragli e piazza Santo Spirito era un delirio. Urla, trombette, paninerie da due soldi ancora aperte con tanto di gruppo vociante all’ingresso. E neanche l’ombra di un vigile urbano. Inutile ogni tentativo di chiamare la centrale della municipale. E gli assessori indugiano perfino a decidere di rifare la Ztl no stop...