Il Castello Sonnino conquista anche Gucci
La dimora di Montespertoli inserita nella lista dei luoghi autentici da scoprire
Il Castello Sonnino di Montespertoli conquista la maison Gucci che ha deciso di inserirlo nei «Gucci Places», con l’obiettivo di incoraggiare i fan del brand a scoprire le storie e i dettagli che si celano in quella che fu l’abitazione del barone e statista Sidney Sonnino, primo ministro e poi ministro degli Esteri durante la Grande Guerra. Il progetto «Gucci Places» è stato inaugurato lo scorso anno con la tenuta inglese di Chatsworth, nel Derbyshire. E il Castello Sonnino è uno dei due siti italiani della lista che include, oltre a Chatsworth, la Biblioteca Angelica di Roma, prima biblioteca pubblica d’Europa fondata nel 1604, la Maison Assouline, concept store culturale di Londra, il Lacma - Los Angeles County Museum of Art, il Bibo Restaurant di Hong Kong con il suo spirito parigino anni ‘30, il Waltz di Tokyo, store specializzato in mangianastri, musicassette e riviste vintage (sulla Gucci App e nel sito ufficiale è disponibile una guida dedicata a ciascuno dei sette luoghi scelti dal direttore creativo Alessandro Michele). Il Castello Sonnino, parte tra l’altro dell’Associazione Nazionale Case della Memoria, si distingue per il patrimonio storico-culturale e per la moderna produzione agricola sostenibile. Antica dogana tra il Chianti fiorentino e quello senese, questo maniero del XIII secolo si dipana in vari annessi architettonici e ospita un’imponente collezione artistica di oggetti, libri, arredi, dipinti e cimeli che testimoniano oltre 500 anni di storia. «Autenticity is Luxury»: è questo il claim che accompagna il progetto di Gucci, e proprio nell’unicità di un luogo ancora vivo e vissuto come il Castello Sonnino la maison ha trovato quella sfumatura intangibile di autenticità. «Il dato rilevante — spiega la baronessa Caterina de Renzis Sonnino, proprietaria e curatrice del Castello, tra le protagonista della campagna Gucci «Roman Rhapsody» — è che siamo stati scelti perché Gucci ha riconosciuto il valore della preservazione del luogo e delle attività per cui è stato creato. Perché il nostro non è uno spazio “bello ma vuoto”: è una casa dove vive una famiglia e in cui ha sede un’azienda agricola che porta avanti un’attività che si svolge in questi edifici da secoli. Oggi non essere “manomessi” è un lusso che ha un grande valore culturale. E noi siamo sempre rimasti fedeli all’idea di non voler espropriare l’anima di questo luogo, ma di viverla e condividerla. E lo abbiamo unito alla volontà di aprirlo ai giovani, sviluppando un progetto di Educational che coinvolge trenta Università per accogliere studenti di Usa e Canada. Un modello che spero si possa replicare. Dobbiamo unire le forse e acuire l’ingegno per non veder spegnersi i nostri luoghi».