«Firenze vale di più di una serenata al sindaco Nardella»
«Per tutelare le città d’arte servono leggi speciali». A dirlo è il deputato di Forza Italia, Renato Brunetta, che da veneziano conosce bene le dinamiche che portano i grandi flussi turistici a stravolgere il volto delle piccole città d’arte.
Onorevole Brunetta, il sindaco di Firenze, Dario Nardella, si unisce al collega veneziano Luigi Brugnaro per chiedere leggi nazionali che permettano ai sindaci di tutelare le città dall’invasione dei turisti. È d’accordo?
«Che le città d’arte abbiano bisogno di particolari tutele è indubbio. Che non siano uguali alle altre città, che ci sia un problema di accessibilità, di mobilità, di controllo dei flussi è altrettanto acquisito. È evidente anche che non sia facile da fare, il tema si pone in tutta la sua immediatezza e delicatezza».
Quindi i sindaci fanno bene a chiedere aiuto a Roma?
«Ha ragione Brugnaro, ha ragione Nardella. Venezia e Firenze hanno problemi paragonabili. Credo per esempio che il controllo dei flussi, sia in entrata che interni alle città, debba essere molto attento. Attualmente non esiste, ci dovrebbero essere limiti da non superare proprio per la delicatezza del tessuto urbano. Molto probabilmente serve una legislazione speciale».
Nello specifico Nardella reclama norme per mettere limiti alla rendita immobiliare e anche alla trasformazione del commercio.
«Sono temi ancora più delicati. È difficile in particolare regolare la proprietà, è più facile la questione delle licenze. Basterebbero attente azioni di tipo amministrativo che non sempre ci sono: penso ai negozi di prossimità, alle librerie, alle attività storiche, all’artigianato. Non sempre queste realtà sono tutelate, servirebbe applicare strumenti di tipo amministrativo che già sono in mano ai sindaci».
Ma con la liberalizzazione del commercio, i sindaci non hanno più la possibilità di gestire le licenze.
«Gli amministratori locali hanno strumenti in termini di tassazione che non sono da disprezzare. Se però servisse rafforzarli e per questo servissero norme speciali per le città d’arte, perché no? Non credo che questo tipo di leggi incrinerebbe i processi di liberalizzazione. Le città d’arte devono essere salvaguardate, l’interesse pubblico deve venire prima».
Nella scorsa legislatura lei presentò un disegno di legge per rafforzare i poteri dei sindaci.
«Sì, lo presentai con l’onorevole Andrea Causin: riguardava il controllo della sicurezza, con norme contro gli atti di vandalismo e il disturbo della quiete che dava ai sindaci particolari poteri di polizia. La legge non è passata, eravamo all’opposizione… Sarebbe un tema da riprendere».
La proposta di Nardella... «Sia chiaro, fare un peana a Nardella mi sembra eccessivo, anche perché loro non farebbero niente del genere per Brunetta. Sono molto più settari di noi, i comunisti...».
Nardella comunista? Ma se è un renziano doc...
«Assolutamente sì. Se non il Pci-Pds-Ds-Pd, chi altri sono i comunisti? Sempre loro».
Dicevamo: la proposta di Nardella riguarda la possibilità di fermare la conversione delle abitazioni in Airbnb? Si può fare?
«Ricordo all’amico Nardella che i Comuni fanno parte di un’associazione molto potente che si chiama Anci, adesso guidata da un esponente del Pci-Pds-Ds-Pd, il sindaco di Bari, Antonio Decaro, e penso che non sia difficile per l’Anci chiedere una specialità per le città d’arte. Mi chiedo perché non sia stato già fatto: Nardella è giovane, ma la proposta circola da decenni. Per esempio, Venezia discrimina già sui biglietti dei trasporti tra residenti e non: se sei residente sia l’abbonamento che il biglietto dei mezzi pubblici lo paghi molto meno rispetto a un non residente».
Filtri necessari Il controllo dei flussi dovrebbe essere attento, ci dovrebbero essere limiti da non superare proprio per la delicatezza del tessuto urbano
L’idea di Nardella Il sindaco è giovane, ma una proposta così circola da decenni. Vorrei ricordargli però che esiste l’Anci: cosa fanno lì per le città d’arte?