Firenze-Usa: due secoli di storia e un appello
Nel 2019 il bicentenario dal primo diplomatico. Il console: celebriamo insieme
Una storia lunga (quasi) 200 anni sta per essere celebrata dal Consolato Usa di Firenze. A Livorno, 199 anni fa, veniva nominato il primo rappresentante degli Stati Uniti d’America in suolo italiano: James (o Giacomo), raccontano gli archivi americani. Tante sedi diverse e tanti sconvolgimenti dopo, tra la nascita del Regno d’Italia e le guerre mondiali, la presenza diplomatica americana in Toscana, con la sua prestigiosa sede fiorentina, conferma oggi la sua importanza: non solo come punto di riferimento per i tanti cittadini statunitensi sul territorio ma anche come polo culturale per la città di Firenze, dalla sede del Consolato Generale in Lungarno Vespucci.
Questo l’obiettivo del 2019, in occasione del bicentenario della diplomazia americana in Italia e in Toscana, annunciato ieri dal Console Benjamin Wohlauer: «La rassegna si chiamerà #insieme200 e prevederà un anno intero di eventi per ripercorrere i rapporti tra Firenze e gli Stati Uniti (ma anche Emilia Romagna e San Marino, che ricadono sotto la competenza del consolato fiorentino ndr) — spiega il console — valorizzando ad esempio i luoghi che ci hanno ospitato o portando alla luce vicende di scambio in momenti cruciali della storia recente, come durante la Seconda guerra mondiale o l’alluvione del 1966. Tra popolo toscano e americano non intercorrono solamente rapporti formali: la nostra storia, da ben duecento anni, è intrecciata. E proprio perché siamo eredi di una grande tradizione di scambio lancio un appello alla città e ai nostri partner, per avviare insieme questa impresa comune e pensare a nuovi temi». Un anno di celebrazioni e rivisitazioni storiche inaugurato ieri dal concorso fotografico promosso dal Consolato per gli studenti delle università americane a Firenze che ha visto vincitore Grant Schol della Harding University a Scandicci. Il suo scatto, ambientato nel Cimitero Militare Americano dei Falciani (Impruneta), è stato ritenuto dalla giuria il più efficace a simboleggiare il legame tra i due Paesi. Ampio riconoscimento anche alle altre immagini finaliste, che raccontavano la vita quotidiana in Italia degli studenti d’oltreoceano tra lezioni di cucina (Pastamaking) e giri per la campagna in apecar.