Ge, niente esuberi in Toscana. Ma l’indotto soffre
Il colosso riporta «in casa» molte lavorazioni: a rischio oltre 100 addetti esterni
I lavoratori di Bhge (Baker Hughes, a Ge Company) non saranno toccati dal piano di General Electric che taglierà 12 mila posti di lavoro a livello mondiale, di cui 5.500 in Europa, ma oltre cento addetti dell’indotto sono in bilico per le nuove politiche di razionalizzazione del colosso dell’oil&gas che sta limitando gli appalti e riportando «in casa» alcune lavorazioni.
Ieri a Firenze si sono riuniti in assemblea i delegati sindacali di tutte le aziende italiane di Ge, comprese quelle dell’indotto, in vista dell’assemblea mondiale di Toronto (7 maggio). L’attenzione maggiore, a livello nazionale, è sulla Ge Power di Milano, dove i sindacati stimano 70 possibili esuberi: non così per Bhge, società autonoma di cui Ge detiene il 62,5% e che, secondo le voci raccolte dai delegati, potrebbe acquisirne la quota restante, accantonando così l’ipotesi di cessione.
Discorso diverso per i lavoratori dell’indotto, come evidenziano le vicende della Vivaldi e Cardino Spa e della Fc Imballaggi, due aziende del microcosmo degli appalti legati al Nuovo Pignone di Massa, che hanno avviato le procedure di licenziamento collettivo per 65 dipendenti dopo la conclusione dei contratti di subappalto con società che operano direttamente con Bhge. A rischiare, per il segretario generale della Fim-Cisl di Firenze (e coordinatore Fim per il gruppo) Alessandro Beccastrini, sono «un centinaio di lavoratori a Massa, e altri su Firenze che non riusciamo a quantificare». L’abbandono degli appalti significa che Bhge sta riportando dentro le fabbriche di Nuovo Pignone «principalmente lavorazioni meccaniche e montaggi», secondo Daniele Calosi, segretario generale della Fiom-Cgil fiorentina: «Se ho da fare un distanziatore — spiega — che va sul rotore del compressore tra le giranti della turbina, prima lo facevano ditte esterne, ora lo fa il Pignone; attività di montaggio e prove idrauliche del compressore, prima le facevano ditte esterne, ora si fanno internamente».