Corriere Fiorentino

Un ballo in piazza, e il Maggio va

- di Edoardo Lusena Ermini Polacci, Semmola

«Piacere, Maggio musicale», «Firenze, molto lieta». Non si può dire che la città e il suo Teatro, con lo storico festival, fossero sconosciut­i, ma di certo ieri è stata una di quelle occasioni in cui ci si ritrova, e magari ci si riscopre. E l’operazione #maggiofuor­i sembra essere riuscita.

L’idea

Tornare in piazza della Signoria per il concerto finale? Mi piacerebbe, ci proviamo. Ma costa

Se il festival e il teatro siano riusciti a riallaccia­re un legame e quanto solido questo legame sia con Firenze sarà il tempo a dirlo ma di sicuro il passo (anzi parecchi passi) fuori dall’Opera, è stato fatto. Il primo a farlo è stato lui, il sovrintend­ente Cristiano Chiarot. De facto al debutto in un festival nonostante la nomina sia della primavera 2017 ha indossato — virtualmen­te, s’intende — le scarpe da ginnastica per la sua prima diffusa che, quando inizia al mattino, sembra una maratona. «Il Maggio è stato troppo chiuso su se stesso? Non saprei, di sicuro c’era da far sentire di nuovo la nostra presenza alla città e quando ci facciamo vedere Firenze risponde. Per questo abbiamo pensato di farlo dialogando con le tante realtà fiorentine». Legami familiari? Forse per il rettore dell’Ateneo, Luigi Dei, che non ci ha pensato su quando gli è stato proposto di ospitare in Rettorato l’inaugurazi­one ufficiale con la lectio magistrali­s di Bernardo Valli: «Sì l’affetto c’è — confessa Dei — per me che sono figlio di un primo violino del Maggio dell’epoca della Callas e dei grandi direttori, ma a prescinder­e da questo non potevamo non esserci, di fronte a un invito simile». Chiarot incassa approvazio­ne e sorride, ma dal podio ricorderà: «Noi siamo teatranti, senza pubblico non abbiamo risultati, quindi venite a teatro, criticatec­i, dibattete con noi». Insomma, c’è da ritrovare un pubblico. Questo è quello che Chiarot è stato chiamato a fare. E di pubblici ne ha incontrati parecchi e diversi. Diverso di certo da quello dell’aula magna era il pubblico di piazza Signoria. Sembra un flash mob. E invece è il Maggio che è tornato, anche se solo coi suoi ottoni, in piazza

Signoria. Lì dove fino a qualche anno fa Zubin Mehta chiudeva il Festival con un grande concerto gratuito ammutolend­o migliaia di persone quei maestri si trovano a proprio agio (nonostante il vento), con le loro famiglie davanti. «Anche se — confessa uno — stasera alla prima c’è da suonare e parecchio». Ma non si tirano indietro e la folla si incanta tra Nino Rota e Morricone. Chiarot arriva da piazza San Marco, sorride tra i turisti e stringe le mani ai suoi ottoni: «C’è da rimboccars­i le maniche — confessa uno dei maestri — ma questo sovrintend­ente ha buone idee e noi ci stiamo. Nel tour del Maggio in provincia a Brozzi noi ottoni avevamo la chiesa piena». La prova della piazza è passata: «Tornare in piazza Signoria in futuro col concerto finale? Mi piacerebbe, ci proviamo, certo costa molto. Magari faremo qualcosa di altrettant­o bello ed economicam­ente sostenibil­e. I turisti? Li cerchiamo, ma per intercetta­rli servono tanti investimen­ti. Intanto presto presentere­mo le prossime stagioni per venire incontro ai tour operator. Per ora torniamo in contatto coi fiorentini». Due città, quella dei residenti e quella dei turisti, che non sembrano trovare sintesi: «Un bel problema — dice Chiarot il veneziano — e va affrontato, io non ho soluzioni, ma vanno trovate e con urgenza con numeri come quelli di Firenze». Nuovo giro e nuova corsa: il pubblico dell’emozione è quello del primo pomeriggio alla Fondazione Zeffirelli: «Una ressa inattesa — dirà Chiarot — sintomo anche dell’affetto per il maestro Lombardi, scomparso improvvisa­mente mentre lavoravamo insieme a questo componimen­to: è stato un bel momento». Poi via di corsa al Maggio: Virgilio Sieni riempie il prato del piazzale Gui: «Grande Virgilio, è un gesto d’affetto per la sua città». «No — ribatte l’altro — volevo mostrare quanto bello sia questo luogo se lo si fa vivere». A volte per fare un passo avanti basta poco, basta uscire.

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Da sinistra: Cristiano Chiarot, Vittoria Perrone Compagni, Bernardo Valli e Luigi Dei
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 ??  ?? Un momento della coreografi­a di Virgilio Sieni (foto: Cambi/Sestini)
Un momento della coreografi­a di Virgilio Sieni (foto: Cambi/Sestini)

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