Così ridisegno Gerusalemme
Quattro siti storici della città simbolo delle religioni monoteiste e un progetto per modificarne l’architettura L’artefice è un docente dell’Ateneo fiorentino: «Il Muro del Pianto? Ho esaltato la sua dimensione universale»
«Se ti dimentico Gerusalemme...»: il celebre salmo riassume quanto questa città, santa per le tre religioni monoteiste, rappresenti un luogo fondamentale per tutti noi, indipendentemente dall’appartenenza a una qualche confessione religiosa.
È anche per questo che il professor Fabio Fabbrizzi, docente alla facoltà di architettura dell’Università di Firenze, ha stilato un progetto che riguarda quattro siti storici simbolo, racchiuso nel libro Around the Wall. Ne parlerà domani (ore 11.30) alla galleria della sede di Santa Teresa, in via della Mattonaia. Saranno presenti il medievista Franco Cardini, Guido Vannini, archeologo e storico di fama e l’ex vicesindaco di Gerusalemme David Cassuto, fiorentino, già preside della scuola di architettura Ariel, in Samaria.
«Tutto nasce all’interno di un accordo di collaborazione internazionale tra la facoltà di architettura dell’Università di Firenze e l’Università israeliana Ariel — spiega Fabbrizzi — ogni anno facciamo scambi tra queste due Università e durante alcuni sopralluoghi in Israele è nata l’idea di presentare alcuni progetti». I siti che sono stati disegnati rivestono una valenza simbolica fondamentale, soprattutto per gli ebrei, ma anche per i cristiani e le proposte architettoniche elaborate si muovono tra storia e memoria. «Il primo progetto riguarda il Muro Occidentale, meglio conosciuto come Muro del Pianto, il luogo più sacro al mondo per la religione ebraica — continua il professore — Si tratta della risistemazione dell’area archeologica alle spalle del grande spazio della
Fabio Fabbrizzi Questi lavori sono una prima scintilla di riflessione: esprimo una mia visione del mondo Io studio le fattibilità e mi avvalgo dei diversi aspetti, storici e archeologici Certamente qualcuno poi li valuterà e mi auguro che possa interessare
spianata delle moschee. Questo progetto ha un duplice scopo: rendere meglio visibili gli scavi archeologici e dar vita a un edificio pensato come nuova testa del quartiere ebraico, capace di integrarsi con la piazza antistante. Un edificio caratterizzato da una massa compatta che nella sua parte centrale appare come sospesa. Il secondo si trova sotto la moschea di Al Aqsa, dove gli archeologi israeliani individuano i resti della regina Adiabene, sovrana mesopotamica che abbracciò la religione ebraica. Un’altra area è quella che sta ancora più in basso, alla fine della città di Davide, è molto nota e qui si troverebbe la piscina di Siloe, dove, secondo il Vangelo di Giovanni, Gesù avrebbe ridato la vista al cieco nato. In ultimo la zona delle mura di Solimano, un luogo che dovrebbe essere sostituito da una risistemazione delle mura stesse. Un segno ortogonale che ricorda una diga o comunque dei segni che si trova in relazione con le mura e ricollegabile al camminamento sulle mura stesse».
Una sistemazione di tipo museale insomma che non si esaurisce nell’archeologia ma investe aspetti religiosi, tradizionali, storici e antropologici. Ad aver spinto il professore dell’Università di Firenze a questa impresa è proprio «l’esatta sensazione che Gerusalemme sia una città universale e proprio la sua universalità richiama memorie, fedi religiose e, purtroppo, anche sanguinosi conflitti. Il mio vuole essere un contributo a riflettere su questa realtà universale». Un contributo che non si rivolge a una comunità in particolare ma vuole aprire un dialogo sulla base di una sistemazione archeologica che rispetti le diverse comunità gerosolimitane e l’esempio più evidente è proprio il Muro occidentale, «concepito come centro di documentazione della storia del Muro, proprio perché lì c’è una dimensione universale».
Sono progetti affascinanti che rappresentano «una prima scintilla di riflessione — spiega ancora Fabio Fabbrizzi — e sarebbe bello che almeno alcuni vedessero la luce. Io studio le fattibilità avvalendomi dei diversi aspetti: storici, archeologici, architettonici, certamente qualcuno li valuterà e mi auguro che possano interessare. Esprimo la mia visione del mondo attraverso l’architettura e stavolta l’ho fatto mettendo al centro un luogo nodale per la storia del mondo». Una città che molti avvicinano a Firenze, vi trovano analogie, somiglianze. Sarà forse a causa del sogno orientale dei Medici o per naturale familiarità? «Le posso dire e potrà apparire strano, che io fiorentino arrivato a Gerusalemme mi sono sentito subito a casa — conclude — Ho percepito nella sua struttura, nelle sue misure, qualcosa che già conoscevo, che stava dentro di me. Credo che ognuno di noi porti dentro di sé un ambiente che poi ritrova. A me è capitato proprio questo, ho assaporato una certa familiarità che certamente ha a che fare con la nostra storia».