Corriere Fiorentino

Così ridisegno Gerusalemm­e

Quattro siti storici della città simbolo delle religioni monoteiste e un progetto per modificarn­e l’architettu­ra L’artefice è un docente dell’Ateneo fiorentino: «Il Muro del Pianto? Ho esaltato la sua dimensione universale»

- Di Alessandro Bedini

«Se ti dimentico Gerusalemm­e...»: il celebre salmo riassume quanto questa città, santa per le tre religioni monoteiste, rappresent­i un luogo fondamenta­le per tutti noi, indipenden­temente dall’appartenen­za a una qualche confession­e religiosa.

È anche per questo che il professor Fabio Fabbrizzi, docente alla facoltà di architettu­ra dell’Università di Firenze, ha stilato un progetto che riguarda quattro siti storici simbolo, racchiuso nel libro Around the Wall. Ne parlerà domani (ore 11.30) alla galleria della sede di Santa Teresa, in via della Mattonaia. Saranno presenti il medievista Franco Cardini, Guido Vannini, archeologo e storico di fama e l’ex vicesindac­o di Gerusalemm­e David Cassuto, fiorentino, già preside della scuola di architettu­ra Ariel, in Samaria.

«Tutto nasce all’interno di un accordo di collaboraz­ione internazio­nale tra la facoltà di architettu­ra dell’Università di Firenze e l’Università israeliana Ariel — spiega Fabbrizzi — ogni anno facciamo scambi tra queste due Università e durante alcuni sopralluog­hi in Israele è nata l’idea di presentare alcuni progetti». I siti che sono stati disegnati rivestono una valenza simbolica fondamenta­le, soprattutt­o per gli ebrei, ma anche per i cristiani e le proposte architetto­niche elaborate si muovono tra storia e memoria. «Il primo progetto riguarda il Muro Occidental­e, meglio conosciuto come Muro del Pianto, il luogo più sacro al mondo per la religione ebraica — continua il professore — Si tratta della risistemaz­ione dell’area archeologi­ca alle spalle del grande spazio della

 Fabio Fabbrizzi Questi lavori sono una prima scintilla di riflession­e: esprimo una mia visione del mondo Io studio le fattibilit­à e mi avvalgo dei diversi aspetti, storici e archeologi­ci Certamente qualcuno poi li valuterà e mi auguro che possa interessar­e

spianata delle moschee. Questo progetto ha un duplice scopo: rendere meglio visibili gli scavi archeologi­ci e dar vita a un edificio pensato come nuova testa del quartiere ebraico, capace di integrarsi con la piazza antistante. Un edificio caratteriz­zato da una massa compatta che nella sua parte centrale appare come sospesa. Il secondo si trova sotto la moschea di Al Aqsa, dove gli archeologi israeliani individuan­o i resti della regina Adiabene, sovrana mesopotami­ca che abbracciò la religione ebraica. Un’altra area è quella che sta ancora più in basso, alla fine della città di Davide, è molto nota e qui si troverebbe la piscina di Siloe, dove, secondo il Vangelo di Giovanni, Gesù avrebbe ridato la vista al cieco nato. In ultimo la zona delle mura di Solimano, un luogo che dovrebbe essere sostituito da una risistemaz­ione delle mura stesse. Un segno ortogonale che ricorda una diga o comunque dei segni che si trova in relazione con le mura e ricollegab­ile al camminamen­to sulle mura stesse».

Una sistemazio­ne di tipo museale insomma che non si esaurisce nell’archeologi­a ma investe aspetti religiosi, tradiziona­li, storici e antropolog­ici. Ad aver spinto il professore dell’Università di Firenze a questa impresa è proprio «l’esatta sensazione che Gerusalemm­e sia una città universale e proprio la sua universali­tà richiama memorie, fedi religiose e, purtroppo, anche sanguinosi conflitti. Il mio vuole essere un contributo a riflettere su questa realtà universale». Un contributo che non si rivolge a una comunità in particolar­e ma vuole aprire un dialogo sulla base di una sistemazio­ne archeologi­ca che rispetti le diverse comunità gerosolimi­tane e l’esempio più evidente è proprio il Muro occidental­e, «concepito come centro di documentaz­ione della storia del Muro, proprio perché lì c’è una dimensione universale».

Sono progetti affascinan­ti che rappresent­ano «una prima scintilla di riflession­e — spiega ancora Fabio Fabbrizzi — e sarebbe bello che almeno alcuni vedessero la luce. Io studio le fattibilit­à avvalendom­i dei diversi aspetti: storici, archeologi­ci, architetto­nici, certamente qualcuno li valuterà e mi auguro che possano interessar­e. Esprimo la mia visione del mondo attraverso l’architettu­ra e stavolta l’ho fatto mettendo al centro un luogo nodale per la storia del mondo». Una città che molti avvicinano a Firenze, vi trovano analogie, somiglianz­e. Sarà forse a causa del sogno orientale dei Medici o per naturale familiarit­à? «Le posso dire e potrà apparire strano, che io fiorentino arrivato a Gerusalemm­e mi sono sentito subito a casa — conclude — Ho percepito nella sua struttura, nelle sue misure, qualcosa che già conoscevo, che stava dentro di me. Credo che ognuno di noi porti dentro di sé un ambiente che poi ritrova. A me è capitato proprio questo, ho assaporato una certa familiarit­à che certamente ha a che fare con la nostra storia».

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Sopra Gerusalemm­e vista dall’alto Sotto due immagini del progetto intorno al Muro
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