Corriere Fiorentino

«Quei giorni con Olmi al Maggio»

Fu Luciano Alberti a chiamarlo nel 1983 per il Trittico pucciniano. Con lui Monicelli e Piavoli

- Marco Luceri

La morte di un gigante come Ermanno Olmi, spentosi ieri a 86 anni dopo una lunga malattia, lascia un vuoto incolmabil­e nel cinema italiano. Fuor di retorica, il suo è stato il tocco lieve e poetico di un maestro che ha pervaso tutta la sua carriera di una spirituali­tà che egli ha saputo trovare posando il suo sguardo «diverso» sulle campagne, sulle città e lungo le rive dei fiumi del nostro Paese. Sempre dalla parte degli ultimi ed erede della lezione di Roberto Rossellini nel cercare di dare ai nostri occhi la profondità di una conoscenza al contempo artistica e morale, il regista de L’albero degli zoccoli e de La leggenda del santo bevitore ha raccontato le vicende «mitiche» di personaggi dalla vita sempliciss­ima, testimoni silenti di una Natura violentata eppure ancora bellissima: «Ermanno e noi venivamo da formazioni culturali diverse eppure ci è sempre stato familiare il suo grande cinema tra documento e incantata religiosit­à» ha detto ieri Paolo Taviani. Olmi incrociò poche volte Firenze e la Toscana nel suo cinema: nel 1983 girò a Volterra uno dei suoi film meno conosciuti, Cammina cammina, allegoria sulla vicenda dei Re Magi, interpreta­ta da attori non-profession­isti, mentre nel 2001 ne Il mestiere delle armi raccontò — quasi in forma di sacra rappresent­azione — gli ultimi giorni di vita del «capitano di ventura» Giovanni de’ Medici, meglio conosciuto come Giovanni delle Bande Nere, nell’Italia bellicosa del Cinquecent­o.

Fu tuttavia la passione per il teatro musicale a portarlo a Firenze, come ricorda il sovrintend­ente del Maggio Cristiano Chiarot: «Olmi ebbe proprio qui il suo debutto assoluto come regista di opera lirica, nel 1983, con Il tabarro di Giacomo Puccini, nel Trittico realizzato insieme ad altri due celebri registi cinematogr­afici, Franco Piavoli e Mario Monicelli — E non fu l’unica occasione che vide Olmi impegnato sul palco del teatro fiorentino. Lo stesso titolo, diretto dal maestro Bartoletti, fu ripreso nel Maggio del 1988. Risale invece al 1989 la regia di Kát’a Kabanová di Leóš Janácek: sul podio il maestro Christian Thielemann, con scene firmate da Emanuele Luzzati e costumi di Santuzza Calì. Un capolavoro che rientra nella tradizione di riproposte e riproposiz­ioni del Grande Maggio».

A far debuttare al Maggio Ermanno Olmi fu Luciano Alberti, allora direttore artistico: «Alcuni anni prima avevo tentato di far lavorare insieme Muti e Olmi, per mettere in scena un’opera di buoni sentimenti come La battaglia di Legnano — ci racconta — ma poi non se ne fece nulla. Ma non mi persi d’animo, perché ho sempre cercato di far emergere le affinità elettive tra il cinema e la lirica. Così nel 1983, quando si presentò l’occasione di realizzare il Trittico pucciniano, contattai nuovamente Olmi, insieme a Monicelli e a Bellocchio, che poi si tirò indietro e al suo posto venne Piavoli. L’idea era quella di affidare a tre registi diversi le tre opere, ma con un unico scenografo, Mario Garbuglia. “Non vorrà mica farmi fare Suor Angelica perché sono cattolico?!”, mi disse Olmi, così concordamm­o per Il tabarro, che era comunque un’opera nelle sue corde, per i suoi personaggi popolari. Nonostante fosse un debuttante seppe costruire una regia fatta di gesti e di sguardi, profonda e acuta, soprattutt­o nei movimenti dei cantanti. Fui così contento di quell’esperienza che pochi anni dopo lo coinvolsi a Bergamo per una Lucia di Lammermoor che si rivelò bellissima per la sua fedeltà allo spirito di Donizetti e per la sua stilizzazi­one, così personale ed umana».

 L’ex direttore artistico Prima avevo tentato di farlo lavorare con Muti, ma non se ne fece nulla

Il ricordo di Chiarot Dopo

«Il tabarro» nel 1989 firmò «Kát’a Kabanová» di Janacek, un grande capolavoro

 ??  ?? Al Comunale Da sinistra: Ermanno Olmi («Il tabarro») Mario Monicelli («Gianni Schicchi») e Franco Piavoli («Suor Angelica) protagonis­ti del Trittico pucciniano
Al Comunale Da sinistra: Ermanno Olmi («Il tabarro») Mario Monicelli («Gianni Schicchi») e Franco Piavoli («Suor Angelica) protagonis­ti del Trittico pucciniano
 ??  ?? Al Cinema Sopra sul set de «Il mestiere delle armi», sotto «Cammina cammina»
Al Cinema Sopra sul set de «Il mestiere delle armi», sotto «Cammina cammina»
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