San Polo, il giorno dopo il fango «Quel ponte ha fatto da tappo»
I danni dell’esondazione dell’Ema e la rabbia dei residenti. La Regione: stato di calamità
«Non abbiamo più gli occhi nemmeno per piangere» dice sfinito l’edicolante. Il giorno dopo la terrificante bomba d’acqua San Polo si risveglia tra sconforto e frustrazione. La paura è passata, il fango rimosso. Adesso si contano i danni. Tanti — nessuna persona è rimasta coinvolta — per abitazioni ed attività commerciali al piano terra di Via il Borgo, l’arteria di San Polo. «Abbiamo perso quasi tutto — raccontano dall’edicolamerceria di Simona Bandinelli — Siamo stati costretti a buttar via i giornali e il vestiario. Chissà se riapriremo».
Poco oltre, alcuni residenti appoggiati al muretto del ponte presidiano il fiume divenuto d’un tratto indomabile. Per le strade si continua a parlare dei momenti drammatici di martedì. «Una bambina di due mesi nella culla galleggiava sull’acqua, la porta di casa non si apriva ma un ragazzo è riuscito ad entrare dalla finestra e l’ha soccorsa». «Una Panda — racconta Filippo — è finita nell’Ema, l’hanno ritrovata a Meleto». Proprio lì, nel punto di incontro tra Rubbiana ed Ema, le acque hanno oltrepassato l’argine. Alcuni concordano sull’eccezionalità del caso — «un’alluvione del genere non s’era mai vista, neanche nel 1992» — altri, invece, puntano il dito contro il Comune per il parapetto in cemento del ponte: «Un tempo — spiega Fabrizio — non c’era l’argine in muratura ma ringhiere di ferro che consentivano in caso di tracimazione il deflusso dell’acqua. Adesso, invece, il parapetto funge da tappo e crea l’effetto onda. Non è la prima volta e non sarà l’ultima». Eppure, a detta del sindaco di Greve in Chianti Paolo Sottani, giunto in paese assieme ai tecnici del Genio Civile, la criticità starebbe altrove: «Il problema non è rappresentato dagli argini ma dallo scarso spazio tra la campata e il letto del torrente. Quel ponte fu bombardato dai tedeschi e poi ricostruito con lastre di cemento armato dagli americani. Non si può né scavare né rialzare, interverremo per realizzare una vasca di laminazione adiacente al campo sportivo, così da contenere il Rubbiana».
Nel frattempo la Regione, su richiesta del Comune di Greve, ha proclamato lo stato di calamità regionale. Si poteva evitare l’esondazione? «La Regione — conclude il sindaco — avrebbe dovuto emanare l’allerta arancione ma l’area era circoscritta, difficile prevedere un tale nubifragio. Noi, dalla nostra, abbiamo reagito nell’immediato e, grazie a volontari e operai San Polo è stata liberata dal fango in una notte».
Il sindaco Il problema non sono stati gli argini ma lo scarso spazio tra la campata e il letto del torrente