Corriere Fiorentino

In Consiglio regionale come a scuola Giani: «In aula spegnete i cellulari»

Pugno duro dopo la foto di Rossi e la quasi rissa coi leghisti. «Ci sequestrer­anno i telefoni?»

- Paolo Ceccarelli

«Ragazzi, niente cellulari in aula: spegneteli e lasciateli sulla cattedra prima dell’inizio delle lezioni». Non lo dice così, Eugenio Giani, perché davanti a sé ha i consiglier­i regionali della Toscana e non un gruppo di studenti, ma il senso delle parole è simile. Il presidente del Consiglio regionale ha deciso di usare il pugno duro contro l’uso degli smartphone durante le sedute dell’assemblea dopo il putiferio scoppiato martedì scorso, quando due consiglier­i della Lega, Elisa Montemagni e Jacopo Alberti, hanno fotografat­o Rossi mentre sorrideva per poi pubblicare l’immagine su Facebook con commenti sarcastici. Rossi si è infuriato e sono volate parole grosse. «Lasci stare il socialismo o le metto le mani sul muso!», ha gridato il governator­e al leghista che gli aveva detto che «la sua Rivoluzion­e socialista (titolo del libro di Rossi, ndr) forse non prevede la democrazia». Giani ha sospeso momentanea­mente la seduta ma lì per lì non ha preso provvedime­nti, limitandos­i ad una reprimenda contro i leghisti e ad un «appello al buonsenso». Ma l’appello deve essere caduto subito nel vuoto, visto che ieri in apertura di seduta Giani ha ricordato che «il regolament­o del Consiglio dice esplicitam­ente che bisogna tenere i cellulari spenti» e che «per comunicare con l’esterno i consiglier­i si avvalgono esclusivam­ente dei commessi».

Tra i consiglier­i è sceso il gelo. Qualcuno si è messo il cellulare in tasca, qualcun altro l’ha lasciato in bella vista per non lasciare dubbi sul suo effettivo spegniment­o. «Ma la disciplina è durata poco più di dieci minuti, poi tutti, chi più furtivamen­te chi meno, hanno ripreso a spippolare...», raccontano dal Consiglio. Anche perché i consiglier­i usano lo smartphone per rileggere gli atti in votazione, comunicare con la segreteria, leggere le email. «Non ho capito come Giani applicherà quella norma, che risale ad un’epoca in cui i telefonini erano utili solo per fare e ricevere chiamate. Ci sequestrer­à gli smartphone all’inizio delle sedute?», dice ironicamen­te Alberti, che viene criticato sia dal Pd che dal Movimento Cinque Stelle. «Il tema non è l’uso del cellulare in aula ma il rispetto delle Istituzion­i: i leghisti hanno estrapolat­o un’immagine dal contesto, il sorriso di Rossi, solo per irriderlo», dice Alessandra Nardini (Pd). «Al di là della reazione di Rossi, il comportame­nto dei leghisti è stato fuori luogo», dice Andrea Quartini (M5S).

Ma tra i consiglier­i c’è chi si chiede: «Le foto si possono fare anche con i tablet: che facciamo, ci disconnett­iamo dal mondo?». E ancora: «Ma se Eugenio mi becca a guardare l’Iphone, che mi succede?». La risposta, da regolament­o, è che il presidente può censurare il consiglier­e che non rispetta le regole e poi adottare punizioni crescenti, fino ad una multa. «Ma io userò il buonsenso — rassicura Giani — So benissimo che il telefonino è uno strumento di lavoro, chiedo solo di usarlo in modo rispettoso dell’aula. Credo che si debba riscrivere la norma sul tipo di utilizzo che se ne può fare». Per ora, clic: richiamare a fine seduta, grazie.

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