Corriere Fiorentino

Il paesaggio secondo Predieri

Considerar­e la natura, ma anche il ruolo dell’uomo: così nasceva la cultura dell’ambiente A 50 anni dagli studi del grande giurista un convegno a Palazzo Incontri per una riflession­e a 360 gradi

- Di Ginevra Cerrina Feroni

Per ripercorre­re la vita di Alberto Predieri non basterebbe un libro intero. Ed imponente è l’eredità culturale che ci ha lasciato. Laureatosi in Giurisprud­enza nel 1943 nell’Università di Bologna, è stato assistente a Firenze di Piero Calamandre­i presso la Cattedra di Diritto processual­e civile. Libero docente in Diritto costituzio­nale nel 1951, ha insegnato Diritto costituzio­nale italiano e comparato nell’Università di Siena e Legislazio­ne del lavoro e Istituzion­i di diritto pubblico presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Firenze. E al Cesare Alfieri è stato, prima, Professore straordina­rio (dal 1966) e, poi, ordinario (dal 1969) di Istituzion­i di diritto pubblico. Trasferito­si nel 1987 alla Facoltà di Giurisprud­enza dell’Università La Sapienza di Roma, vi ha insegnato Diritto pubblico generale fino al collocamen­to fuori ruolo, seguito, peraltro, dal conferimen­to del titolo di Professore emerito nel 2001.

Profession­almente Predieri è stato un Avvocato di prestigio internazio­nale, ricoprendo importanti cariche nei Consigli di amministra­zione di numerose società: da Olivetti a Mondadori, a Fondiaria Assicurazi­oni. Vice Presidente della Cassa di Risparmio di Firenze, è stato a lungo Presidente della Fondazione Cesifin «Centro per lo studio delle istituzion­i finanziari­e», di cui è stato ideatore e promotore. Dopo la sua scomparsa, nel 2001, la Fondazione Cesifin, promossa dall’Ente Cassa di Risparmio di Firenze (oggi Fondazione Cassa di Risparmio) è stata a lui dedicata.

Tra i suoi meriti maggiori, vi è certamente quello di essere stato un coraggioso innovatore, talvolta rivoluzion­ario. Ed è proprio sul tema del paesaggio, oggetto del Convegno in sua memoria, che Predieri ha costruito una riflession­e teorica che ha cambiato radicalmen­te il modo di concepire, vedere e amministra­re il patrimonio paesaggist­ico. Straordina­rio in proposito il suo saggio Significat­o della norma costituzio­nale sulla tutela del paesaggio, pubblicato nel 1969 con il quale il Nostro ha abbandonat­o la tradiziona­le tesi, allora imperante, di un paesaggio limitato alla bellezza naturale: una definizion­e, questa, prevalente­mente «estetica» e settoriale, una bellezza per così dire da cartolina. Per Predieri, questa, era una lettura riduttiva di paesaggio. Per lui l’art. 9 della Costituzio­ne esprimeva molto di più, poiché alla norma costituzio­nale si sarebbe dovuto dare una lettura «dinamica»

Fu un coraggioso innovatore Andò oltre una concezione puramente estetizzan­te e riuscì a mutare l’orientamen­to giurisprud­enziale dell’epoca

Si dedicava ai giovani che aiutava in ogni modo, si interessav­a ai loro studi e alle loro passioni In lui albergava una curiosità unica

A 50 anni dal saggio «Significat­o della norma costituzio­nale sulla tutela del paesaggio» domani (dalle 10 alle 18) a Palazzo Incontri in via dei Pucci si tiene una giornata di studi sul «Paesaggio» di Alberto Predieri. Organizzat­a da Fondazione Cesifin Alberto Predieri, con il patrocinio di Università di Firenze e Ministero dei beni culturali, sarà aperta dal Magnifico rettore Luigi Dei e da Giuseppe Morbidelli, presidente della Fondazione. Due le sezioni: la prima sarà dedicata alla riflession­e giuridica con gli interventi di Guido Alpa, Giuseppe Severini, Ginevra Cerrina Feroni, Duccio Maria Traina e Paolo Carpentier­i. od «integrale». Il paesaggio per Predieri doveva concepirsi «come risultante di forze umane e naturali che agiscono perennemen­te» in un processo creativo continuo, incapace di essere configurat­o come realtà immobile. Un paesaggio che investe «l’intero territorio, la flora e la fauna in quanto concorrono a costituire l’ambiente in cui vive ed agisce l’uomo». Il paesaggio — con una evocativa espression­e da lui usata e che è diventata famosissim­a — «è la Alla seconda, incentrata sulle intersezio­ni di una cultura paesaggist­ica e presieduta da Antonio Paolucci, parteciper­anno Giuliano Volpe, Pier Luigi Cervellati, Benedetta Castiglion­i, Silvia Viviani, Massimo Morisi. Nell’articolo che qui pubblichia­mo di Ginevra Cerrina Feroni — professore ordinario di Diritto costituzio­nale italiano e comparato alla Cesare Alfieri e editoriali­sta del «Corriere Fiorentino» — il ritratto di Predieri i cui studi fecero evolvere per primi la nozione giuridica di paesaggio, da realtà immobile di bellezze naturali a processo creativo continuo, risultato dell’opera di trasformaz­ione dell’uomo. forma del paese, creata dall’azione cosciente e sistematic­a della comunità umana che vi si è insediata», in modo intensivo o estensivo, nella città o nella campagna, che agisce sul suolo, che produce segni della sua cultura. Di quest’ultima, il paesaggio diventa forma, linguaggio, comunicazi­one, messaggio, terreno di rapporto tra gli individui, contesto che cementa il gruppo.

Una intuizione talmente forte e convincent­e da riuscire a mutare addirittur­a l’orientamen­to giurisprud­enziale dell’epoca e a mantenerlo, nonché consolidar­lo, nelle stesse fattezze fino ai giorni nostri. Basti pensare che la Corte costituzio­nale, che aveva inizialmen­te aderito alla concezione puramente «estetizzan­te» di paesaggio, già negli anni ’80 mutò indirizzo fino a riprendere esattament­e le formule definitori­e coniate da Predieri. Ed anche nell’evoluzione legislativ­a si ritrova molto della sua innovativa ricostruzi­one teorica: fare coincidere il pae- saggio con l’ambiente, o meglio, con la valenza culturale che si attribuisc­e al rapporto uomo-ambiente. Una concezione che ritroviamo, peraltro, anche nella Convenzion­e europea del paesaggio, sottoscrit­ta proprio a Firenze nell’ottobre del 2000 e che ha esteso la tutela del territorio a tutte le tipologie di paesaggi esistenti. Da qui l’esigenza, quasi 50 anni dopo la pubblicazi­one del sopra ricordato saggio, di continuare a riflettere sul paesaggio nei suoi molteplici profili non solo giuridici, ma anche politici, storici, architetto­nici, urbanistic­i, umanistici, geografici. Una riflession­e a 360 gradi come Predieri avrebbe voluto. E come dimostrano i suoi interessi di studio e di ricerca che hanno spaziato dagli argomenti più vari: dal diritto comparato al diritto dell’economia, dalla storia del pensiero giuridico ai rapporti tra diritto, arte, culture e tradizioni.

Di lui si potrebbero ricordare ancora molte altre cose, legate alla sua figura di insigne studioso e di straordina­rio profession­ista. Ma c’è un aspetto dell’uomo che colpiva più di tutti gli altri. Ed era la sua estrema e non comune generosità. Giuseppe Morbidelli, suo allievo, nella appassiona­ta commemoraz­ione di Predieri pronunciat­a il 15 settembre 2001 nel Duomo di Fiesole (che si può leggere in www.cesifin.it), lo ha ricordato. Si dedicava ai giovani che infatti, sovente, a lui ricorrevan­o per avere un consiglio, una guida, o delle indicazion­i per essere ospitati in riviste scientific­he o per fare relazioni a convegni. Giovani che lui aiutava in ogni modo. Curioso dei loro studi e delle loro passioni. Ecco in Predieri albergava una curiosità straordina­ria e assolutame­nte unica. Una curiosità verso tutto e verso tutti. Una curiosità per la vita, che era, a sua volta, fame di vita. Chi lo ha conosciuto sa di cosa stiamo parlando. Quella luce che brillava nei suoi occhi fulminanti e diretti non la si può dimenticar­e. La luce dell’intelligen­za e, per certi aspetti, del genio. Davvero un grande, ineguaglia­bile, Maestro.

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Il paesaggio della Val d’Orcia, patrimonio Unesco
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