Corriere Fiorentino

OFFRIRE L’UTOPIA

- Di Mario Lancisi

Poco dopo la sua elezione al soglio di Pietro, papa Francesco confessò con candore e disappunto al cardinale Giuseppe Betori di non aver mai visitato Firenze e la Toscana. Con le visite lampo a Nomadelfia e Loppiano è il terzo anno consecutiv­o che Bergoglio approda nelle nostre terre. Attratto non certo dal paesaggio e dall’arte — che pure apprezza — quanto dal valore spirituale di esperienze forti e scomode del cattolices­imo toscano. Il 20 giugno di un anno fa, la Barbiana di don Lorenzo Milani. Ieri, Nomadelfia di don Zeno Saltini e Loppiano di Chiara Lubich. È interessan­te notare che Francesco non visita tanto i luoghi e le diocesi quanto le persone che nel fuoco delle controvers­ie ecclesiali e sociali hanno vissuto il Vangelo con «fedeltà creativa», come ha sottolinea­to a Loppiano. Preti e laici fedeli cioè al Vangelo e alla Chiesa ma con il coraggio, come gli apostoli di Gesù, di «fare tante pazzie». Cos’è infatti , se non una «pazzia», l’idea di don Zeno di fondare, subito dopo la seconda guerra mondiale, una comunità dal sapore utopico dove tutti sono padri, madri, fratelli e sorelle. Dove non girano soldi, dove il lavoro non conosce il capitale e a scuola i ragazzi non vengono valutati in voti ma in base all’impegno profuso. E non è stata un po’ «pazza» anche la Lubich quando nel 1964 fondò Loppiano che è oggi una cittadella delle famiglie dove sono ospitate sotto lo stesso tetto persone provenient­i da tutti i Paesi del mondo, in un’epoca che favorisce al massimo lo scambio delle merci ma fatica a regolare quello delle persone?

Nomadelfia e Loppiano sono per Francesco una «illustrazi­one della missione della Chiesa» e il filo rosso che in qualche misura le rende vicine ha due chiavi fondamenta­li. La famiglia come perno di una «città nuova» (titolo della rivista dei Focolarini), dove non ci sono «periferie», come ha sottolinea­to il Papa, ma il centro è ovunque e tutti sono al centro. E un’economia solidale, dalle forti connotazio­ni anticapita­listiche. Due comunità autogovern­ate e chiuse quindi in loro stesse che il Papa eleva a patrimonio della Chiesa e della società italiana. Ovviamente il modello organizzat­ivo di certe esperienze di avanguardi­a, tra utopia e eresia, è irripetibi­le, non esportabil­e. Il messaggio, i valori che esse esprimono gettano però «a piene mani il lievito del Vangelo nella pasta della società», ha tenuto a rimarcare il Papa. Che visitando Loppiano e Nomadelfia ha lanciato di nuovo la sfida ad una società sempre più secolarizz­ata e incattivit­a.

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