Corriere Fiorentino

L’omicidio di un ventenne e l’ombra del caporalato

Sinalunga, arrestato un pastore: «Mi ha puntato la pistola contro, mi sono difeso»

- DAL NOSTRO INVIATO Innocenti

Un colpo di pistola al collo, SINALUNGA (SIENA) sparato a bruciapelo. La vittima è un giovane albanese, 22 anni, l’omicida un pastore sardo di 45 anni. Sull’episodio, avvenuto la notte scorsa a Sinalunga, l’ombra del caporalato.

Ha detto che un mese e mezzo prima c’era stata una lite e che mercoledì sera lui era andato a chiarire. Giorgio Sale, pastore pratese di 46 anni, residente a Foiano della Chiana, voleva mettere fine a una discussion­e avuta con un albanese di 30 anni, ma alla fine ha ucciso un suo amico. Il pastore, arrestato dai carabinier­i con l’accusa di omicidio, ha raccontato al sostituto procurator­e Nicola Marini, di aver suonato alla porta dell’uomo. Gli ha aperto Andrea Ndoya, albanese di 22 anni, ufficialme­nte domiciliat­o a Castelfior­entino.

Lo ha fatto entrare in casa, ha tirato fuori da un cassetto una pistola e gliel’ha puntata in faccia. Sale, almeno stando al suo racconto, ha reagito. Ne è nata una colluttazi­one, il ventenne ha perso la pistola, il pastore è riuscito a raccoglier­la e ha esploso un colpo, che l’ha centrato in faccia. Poi è scappato mentre i vicini hanno dato l’allarme. I carabinier­i hanno cominciato la caccia all’uomo. Che è stato fermato alle tre di notte dopo aver provato a fuggire per le campagne di Sinalunga, dove però è caduto in un dirupo. È infatti lì che è stato trovato dai carabinier­i mentre l’arma — poi sequestrat­a — è stata trovata da un altro pastore sotto alcuni sassi: si tratta di una pistola assemblata tra due calibri, ricavata da un otto millimetri e da un 7.65 sulla quale gli inquirenti stanno facendo tutti gli accertamen­ti necessari.

Sale avrebbe raccontato al pm che la discussion­e con l’albanese era avvenuta un mese e mezzo per motivi di lavoro. Ha spiegato che avrebbe impiegato manodopera al nero nella sua azienda procurata proprio dallo straniero col quale c’era stata una discussion­e. Ma per ora non risultano riscontri oggettivi a questo racconto. Non c’è alcun referto e si vuole capire se esista qualcosa relativo al caporalato: ecco perché i carabinier­i, prima di aver messo i sigilli all’abitazione di Sinalunga, l’hanno perquisita a fondo e poi hanno passato al setaccio la casa del pastore.

La Procura ha disposto l’esame autoptico e ha nominato un perito balistico. Le indagini sono dunque all’inizio. I carabinier­i devono far luce su quanto ha raccontato il pastore e devono anche stabilire a chi appartenga quella pistola, che risulta non essere neppure censita. Il racconto del pastore è vero? Non si esclude nulla, neppure che questa storia sia una specie di scusa e che il vero obiettivo fosse appunto l’albanese poi ucciso. «Siamo scossi. Il nostro territorio è sempre stato tranquillo ma episodi come questi ci fanno capire che evidenteme­nte ci sono dei problemi. Chiederò al prefetto di rafforzare la presenza delle forze dell’ordine sul territorio», dice il sindaco del paese Riccardo Agnoletti.

L’inchiesta La vittima è un giovane albanese: si farà l’autopsia. Perquisita la casa dell’assassino

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