MA PER PEDONALIZZARE SERVE UNA VISIONE
Sino a pochi anni fa Firenze poteva contare su una grande fortuna e una grande disgrazia. La fortuna era la centralità di Santa Maria Novella; la disgrazia la stessa. Una stazione nel cuore della città consentiva al turista arrivato in treno di raggiungere subito i grandi alberghi, i monumenti e i negozi.
E permetteva a chi viveva in centro di prendere comodamente il treno e agli abitanti della provincia di raggiungere in pochi minuti i principali uffici. La disgrazia consisteva nel fatto che la centralità di Santa Maria Novella comporta per la città la presenza di un soffocante «laccio» ferroviario. La soluzione sarebbe l’interramento dei binari; ma l’operazione non riuscì nemmeno negli anni ’50, quando fra giunta La Pira e ministero dei Trasporti c’era omogeneità politica. Quanto sta avvenendo rischia però di elidere i benefici derivanti dalla centralità di Santa Maria Novella, senza eliminarne i danni. La stazione è sempre meno raggiungibile dai fiorentini, intanto perché i fiorentini che vivono nel centro sono sempre meno e poi perché il sistema di trasporti pubblici è stato distorto dalla realizzazione delle tramvie. In passato Firenze poteva contare su collegamenti radiali, che connettevano le periferie col cuore della città. Chi saliva sull’11 in piazza Edison o sul 17 in piazza Puccini sapeva che in mezz’ora sarebbe arrivato in centro, in tempo per fare un certificato alle «targhettatrici» di Palazzo Vecchio, rinnovare la patente in Prefettura o semplicemente prendere l’aperitivo da Bruzzichelli. E gli operai che vivevano in Santa Croce si recavano a lavorare alle Cure, alla fonderia Berta o al Mulino Biondi, prendendo l’1, la prima linea del tram di Firenze. Il combinato disposto fra pedonalizzazione del centro storico (la prossima sarà probabilmente piazza del Cestello), «cura del ferro» e decentramento ha stravolto tutto. Quando le linee 2 e 3 della tramvia entreranno in funzione, avremo una città metropolitana a due velocità. Chi risiede all’Isolotto, a Scandicci, a Rifredi, a Novoli, godrà di comodi collegamenti su rotaia. Chi vive nella direttrice viale Europa-Bagno a Ripoli vedrà la situazione immutata. Chi abita alle Due Strade, in via Senese, a Campo di Marte o a Settignano già sta peggio. Un bus storico come l’11 di domenica quasi scompare; il 17 non passa più dalla stazione e il 10 non ha visto ripristinato il capolinea in piazza Adua. Già ora s’impiega di più a recarsi a Santa Maria Novella da San Gaggio che da Scandicci. Con un po’ di malizia qualcuno potrebbe osservare che le aree più favorite dalla «cura del ferro» sono quelle in cui la sinistra raccoglie maggiori consensi, e viceversa. Ma «honni soit qui mal y pense», come avrebbe detto Edoardo III. Più che un calcolo elettorale, dietro certe scelte c’è la visione sbilanciata verso la Piana di chi è abituato a guardare Firenze da via dei Colli Alti invece che dal viale dei Colli, come invece faceva Giorgio La Pira.