Corriere Fiorentino

Il ‘68 diverso di Mite «Bergoglio ci ha dato i compiti a casa»

- DAL NOSTRO INVIATO M.B.

Per tutti, da 50 anni, è Mite. Ma prima di quel soprannome era Giampiero Balduzzi, arrivato a Loppiano nel ‘68. Mite è uno dei pionieri della cittadella, è stato il primo a fare una domanda a Papa Francesco, e per lui la giornata è due volte storica. «Babbo Luigi — racconta mentre il pontefice è già partito — è morto tre mesi fa, chissà c osa avrebbe pagato per vedere questo giorno, il coronament­o di una lunga storia. Siamo arrivati qui dalla Val Seriana, nella Bergamasca, nel giugno 1968, i miei genitori, Luigi e Maria, io, e i miei due fratelli più piccoli, Attilio e Barbara: avevo appena finito la seconda media...». Il pioniere sorride e racconta. «È successo quasi per caso. Il babbo seguiva i Focolarini e tornando da Roma da un convegno del Movimento si fermò a Loppiano per vedere un po’ cosa c’era a 4 anni dalla sua fondazione. Incontrò un suo vecchio amico, Giacomo, che si occupava dei mezzi meccanici e dato che il babbo aveva una officina di moto gli disse “mi fermo una settimana e ti do una mano”. Il babbo fu entusiasta, quella settimana si ripetè, iniziò a fare in su e giù dalla Val Seriana, finché la mamma, finite le scuole disse “andiamo tutti a fare vacanza a Loppiano, sennò non ti vediamo mai”. C’erano le prime famiglie e non siamo più ripartiti. Del resto quello era un anno particolar­e, il ‘68: c’era tanto entusiasmo e noi ragazzi si stava sempre insieme, in un mondo che ci sembrava ed era bellissimo, anche se qualcuno ci guardava pensando che fossimo matti, compresa la famiglia di mia mamma». Da quel 1968 ben diverso da quello di molti ragazzi, Mite è diventato cittadino di Loppiano. «Siamo ancora tutti qui con i miei familiari e mi occupo di spettacolo e musica. All’inizio non avevamo neppure l’acqua in casa, mi ricordo i tanti secchi pesanti che portavo dal pozzo, ed il primo inverno fu veramente duro, ma c’era tanta goia». La stessa che secondo Mite ha provato Papa Francesco. «L’ho visto contento e io non ho parole per descrive quello che provo... Mi ci vorranno giorni, mesi per capire la vera portata di questo evento, il suo impatto, per assaporarl­o. Intanto voglio riascoltar­e tutto quello che Bergoglio ha detto: ci ha dato i compiti da fare a casa. Peccato solo non aver potuto suonare per lui “Libertango”, che avevamo preparato per rendere omaggio al Papa argentino».

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