Corriere Fiorentino

Nel totominist­ri tre prof toscani (e no global)

I leghisti Bagnai e Borghi, il 5 stelle Roventini: economisti, fedelissim­i ai leader e critici con l’Ue

- Paolo Ceccarelli

Primo indizio: sono tre economisti che contestano l’Europa. Secondo: sono tra i consiglier­i più vicini e a Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Terzo indizio: ieri sono stati avvistati nei palazzi romani dove Movimento Cinque Stelle e Lega stanno trattando su programma e squadra del nuovo esecutivo. È così che Andrea Roventini, Alberto Bagnai e Claudio Borghi sono entrati nel totominist­ri per il dicastero dell’Economia. Tre toscani, chi d’origine (Bagnai) e chi d’adozione (gli altri due), con storie politiche diverse eppure convergent­i sulla critica radicale all’Ue e alla globalizza­zione.

Roventini, professore alla Scuola Sant’Anna di Pisa, è stato indicato da Di Maio «candidato ministro dell’Economia» prima del voto del 4 marzo. «Keynesiano eretico» (così si autodefini­sce), un’impostazio­ne no global prima maniera: il problema di fondo secondo lui è la finanziari­zzazione dell’economia. Contrario all’austerity imposta da Bruxelles, guarda al Portogallo — dove al governo c’è un’alleanza tra socialisti e sinistra radicale — come modello. E al contrario di non pochi Cinque — tra cui Beppe Grillo che ha rilanciato la battaglia nonostante il profilo governativ­o assunto da Di Maio — non è favorevole all’uscita dell’Italia dall’euro.

I due consiglier­i economici di Salvini, entrambi eletti in Toscana (Borghi alla Camera, Bagnai al Senato), sono invece da sempre anti euro e a loro modo un po’ no global. E nonostante il profumo di poltrona ministeria­le, non sembrano voler cambiare idea. Neanche davanti al messaggio lanciato ieri dal presidente della Repubblica: «Pensare di farceStell­e la senza l’Europa significa ingannare i cittadini», ha detto Mattarella. Per dire: sul sito di Borghi, ex consiglier­e regionale della Lega, anche ieri campeggiav­a ben in alto il video «Come vi porterò fuori dall’euro». Ieri Borghi ha partecipat­o al tavolo del pro- gramma tra M5S e Lega che dovrà redigere il contratto di governo. Mentre il collega Bagnai, ex elettore del Pci («ma poi la sinistra è diventata il partito del capitale», disse qualche mese fa) che alle Politiche ha sfidato Matteo Renzi nel collegio di Firenze perdendo, rispondeva così all’Adnkronos che gli chiedeva di un possibile incarico nell’esecutivo gialloverd­e: «Io sono a disposizio­ne del Paese e della Lega, il partito che meglio di tutti è capace di interpreta­re le esigenze dei cittadini. Se Salvini me lo chiede io sono a disposizio­ne». Insomma non un passo indietro, nonostante l’aut aut di Mattarella sull’Europa.

E Roventini? Ieri è stato avvistato alla Camera proprio mentre era in corso l’incontro tra Di Maio e Salvini, ma i Cinque Stelle hanno subito precisato: lui non parteciper­à, è qui per altri motivi. D’altronde se chi entra Papa di solito esce cardinale, può darsi che a volte succeda il contrario.

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Claudio Borghi (a sinistra) e Alberto Bagnai (a destra) insieme al leader della Lega Matteo Salvini (foto Ansa). Nell’altra foto Luigi Di Maio e Andrea Roventini, «candidato ministro dell’Economia» dei Cinque Stelle

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