La direttrice Perrella
«Bar e musica per la festa E Dream di Yoko Ono nelle strade di Chinatown»
«Il Pecci deve essere riconosciuto dalla città come un proprio luogo. All’orizzonte ci sono mostre più piccole e più veloci, con meno opere e un ricambio espositivo maggiore». La nuova guida del Centro, Cristiana Perrella, sta prendendo pieno possesso del timone. Si comincia con eventi per il trentennale del museo, che si festeggerà a partire dal 23 giugno. Poi, la prima mostra da lei curata, prevista per gennaio. «Si tratta di un lavoro di racconto dell’identità del museo: un nuovo allestimento di opere di collezione che vuol essere un autoromanzo. Vorremmo volgere indietro lo sguardo — anticipa — e decidere quale racconto vogliamo proporre oggi del nostro passato». Tra le opere protagoniste dell’esposizione, in cui «avrà certamente un ruolo importante il nucleo fotografico della collezione», ci sarà il gigantesco progetto di wall drawing eseguito a Prato da Barbara Kruger. Nella road map di Perella ci sono il rilancio della didattica — con i progetti che furono elaborati da Bruno Munari — la riattivazione dello spazio bar, degli archivi e delle biblioteche. «I lavori per il bar sono già cominciati, per la fine della primavera saranno pronti: si tratta di un punto importante, di ristoro e ritrovo, oltre che di confronto. È un servizio che non può mancare a un luogo che si propone di divenire punto di riferimento innanzi tutto per i suoi cittadini», spiega Perrella. La sua «idea di cultura che deve essere plurale» contamina ogni scelta, a partire da quella di mettere in piedi un filo diretto con la Regione Toscana per implementare i trasporti da tutto il territorio verso il Pecci: «Dobbiamo rendere più facile il raggiungimento del museo ad ogni ora, dalla città e da fuori». Per il trentennale sono previsti un’esposizione ed un concerto, a cui ne seguiranno tre nel periodo estivo, tutti organizzati nell’anfiteatro del Centro: dopo il padre dell’ethio-jazz Mulatu Astatke seguiranno le date di Iosonouncane con Paolo angeli, Frah Quintale e i Calexico. Nessuno di loro ha mai suonato a Prato. «Vorrei un museo a più velocità, che lavorasse su vari tipi di pubblico e sulle attività quotidiane. Anche il racconto della musica dovrebbe diventare nuovamente centrale». La festa, del resto, è pronta a contaminare tutta la città. Il giorno precedente l’avvio delle celebrazioni, il 22 giugno, sarà avviato in collaborazione con molte associazioni e con il Comune di Prato, «pop art»: un progetto sulla riqualificazione urbana che prevede l’affissione di decine di manifesti dell’opera Dream di Yoko Ono nella Chinatown pratese.