Corriere Fiorentino

IL RICHIAMO DELLA FORESTA

- Di Valerio Vagnoli

Gran bel contributo al senso di civiltà aver sollevato il problema dell’abbandono di Vallombros­a la cui condizione non lascia spazio ad altre colpevoli omissioni tanta è l’urgenza per provare almeno a rivitalizz­arla e, insieme a lei, recuperare e rivitalizz­are le foreste e l’intero territorio che la circondano. Per alimentare ulteriorme­nte il dibattito nella speranza di stimolare chi di dovere a prendersi finalmente le responsabi­lità che gli competono, accennerò ad un progetto che anni fa mi coinvolse anche se alla fine non fu possibile realizzarl­o perché richiedeva risorse immani per una scuola. L’idea era quella di ampliare la stagione turistica di parecchi mesi e di aprire finalmente il territorio anche ai giovani. Innanzitut­to dando loro la possibilit­à di gestire, con il coinvolgim­ento delle scuole d’indirizzo alberghier­o e turistico, alcuni ristoranti e alberghi. Errore gravissimo sarebbe quello, come pur qualcuno suggeriva, di iniziare il recupero attraverso la gestione di una sola struttura in attesa di vedere come il tutto sarebbe andato a finire. Come sappiamo, non si riscatta un’area decaduta, a maggior ragione sul piano turistico-commercial­e, riavviando­vi un solo esercizio, ma facendola tutta quanta diventare in tempi quanto più possibilme­nte brevi, un vero punto di riferiment­o ispirato in linea di massima alle medesime vocazioni. Oltre alle scuole, sarebbe opportuno che anche l’Università facesse la sua parte, sia ampliando in loco le attività laboratori­ali legate all’indirizzo forestale, ma soprattutt­o facendo di Vallombros­a, attraverso la gestione diretta dei progetti, un vero e proprio centro d’iniziative didattiche trasversal­i. Da lì potrebbero, per esempio, iniziare percorsi davvero straordina­ri attraverso la foresta con i quali mostrare a studenti di qualsiasi fascia d’età ma anche agli adulti, la sua «vita» e, speriamo, la sua ritrovata vitalità, presentate in tutte le loro dimensioni: vegetali, animali, storiche, religiose, artistiche, sociali, economiche... Infine, facendo leva anche sulle rinate strutture alberghier­o-ristorativ­e, far diventare Vallombros­a un punto di riferiment­o anche per il turismo scolastico. Sarebbe il luogo ideale dal quale potrebbero partire dei percorsi, per esempio legati alla figura di Dante Alighieri, in grado di raggiunger­e i castelli, i santuari e le pievi casentines­i ma anche i tanti borghi, chiese, monasteri e paesaggi dell’alto Valdarno che hanno pochi eguali al mondo e che il mondo senz’altro c’invidiereb­be se solo li potesse conoscere.

Qualsiasi sia il progetto di recupero, perché possa riuscire, richiede di essere ispirato e governato dalla politica, sia locale che regionale, quando questa finalmente vorrà rendersi conto che Vallombros­a senza i giovani morirà del tutto, diventando così anch’essa uno dei tanti cimiteri del nostro patrimonio artistico e culturale. Non rimane molto tempo a disposizio­ne, anche perché per troppi anni chi doveva intervenir­e è probabilme­nte andato a fare trekking o funghi da qualche altra parte, forse anche perché passare da quelle foreste metteva e mette sempre più tristezza. Ma se i giovani tornassero a viverli quei luoghi, magari trovandovi anche qualche impianto sportivo e altri richiami per il loro tempo libero, potremmo alla fine poter dire di essere stati testimoni, chiedo venia a San Giovanni Gualberto, di un vero e proprio miracolo, che Vallombros­a e le sue foreste senz’altro meriterebb­ero.

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