Piazzetta del Giglio splende, ma intorno scritte e degrado
Musica e disegni in piazza del Giglio ripulita dai volontari
I bassorilievi di John F. Kennedy e papa Giovanni XXIII spiccano, puliti, in piazza del Giglio. Come il tabernacolo mariano, solo qualche settimana fa ricoperto di scritte. Sono tutti puliti, come i muri di questo anfratto sconosciuto persino a tanti fiorentini ma non agli imbrattatori e a chi, soprattutto di notte, lo ha utilizzato come toilette. Suona il trio jazz, in piazza del Giglio, mentre il sindaco Dario Nardella, con i volontari degli Angeli del Bello guidati dal presidente Giorgio Moretti brinda al recupero della piazza.
È l’intervento che conclude la «settimana del bello». Il secondo nelle piazzette nascoste del centro recuperate dall’intervento degli Angeli del Bello, dopo Piazzetta dei Tre Re. «Questa piazza era un luogo buio e sporco e ora torna uno spazio accessibile a tutti — ha detto il sindaco Nardella a fianco dell’assessore all’ambiente Alessia Bettini — grazie soprattutto agli Angeli del bello e al loro lavoro fatto di volontà e tenacia». Moretti ricorda che «vogliamo oggi, ma anche in ogni intervento che i volontari fanno, richiamare l’attenzione di tutti sui temi della bellezza, del decoro e della pace». C’è pure una «Open art gallery», nata grazie al contributo dell’Associazione Firenze Donna e del Comitato dei Cento. I materiali per la pulizia sono stati forniti da Sikkens, le piante da Menotti Melani Stabilimento Botanico.
Tutto bellissimo. Ma basta ritornare in via del Corso e gettare un occhio in vicolo del Bazar per esser costretti a notare una delle finte mime urinare in bella vista mentre i turisti passano. E pochi passi più in là, girando tra le stradine, restano decine di «tag», firme degli imbrattatori, alcuni murales (qualcuno anche carino), ma soprattutto scritte ovunque. Alcune porte sono un florilegio di messaggi e vernice. Al Canto della Quarconia ci sono, oltre a decine di scritte lì da tempo, anche motorini parcheggiati in divieto e bici lasciate appoggiate al muro (anche perché di rastrelliere, nella zona, se ne vedono poche). E non ci si può sempre affidare agli Angeli, del Bello.