Corriere Fiorentino

Le farse del pittore dietro lo pseudonimo

- Di Luca Scarlini

Nel 1676 uscì a Firenze un poema a firma di Perlone Zipoli, nome dimenticat­issimo, mentre il titolo dell’opera fu così celebre da diventare proverbio: Il Malmantile racquistat­o. Dietro questo pseudonimo uno dei maestri dell’arte del Seicento fiorentino: Lorenzo Lippi. Il luogo si trova a poca distanza da Lastra a Signa, l’artista spesso dimorava presso la villa di delizia di un suo parente, l’architetto Alfonso Parigi, in località la Mazzetta. Negli ozi estivi immaginò, quindi, il pittore la vicenda burlesca di Celidora e Martinazza, due cugine, smaniose di avere il potere. Sfruttando una trama che era una parodia di certi momenti del Tasso, l’autore poteva parlare anche delle vicende della città nel suo tempo, con allusioni che risultavan­o chiare al lettore dei tempi suoi a fatti e personaggi. La lingua, che lasciava spazio a proverbi e modi di dire, venne specialmen­te presa a oggetto di studio dall’Accademia della Crusca. L’immediatez­za del dialogo, fece sì che numerosi furono gli adattament­i teatrali di questa vicenda burlesca, a cui Carlo Goldoni tornò per il suo melodramma buffo Il mercato di Malmantile, del 1757, che ebbe la ventura di venire messo in note da musicisti illustri, come Domenico Fischietti e Domenico Cimarosa, che per questa trama comica preferì un altro La vanità delusa, con cui andò in scena con successo alla Pergola nel 1784.

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Autoritrat­to Lorenzo Lippi

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