Corriere Fiorentino

L’Europa sfumata contro le piccole, il rilancio in 5 punti

- di Leonardo Bardazzi

La botta è stata forte, perché cedere a un passo dal traguardo fa male sul serio. In questa primavera la Fiorentina ha viaggiato a ritmo Champions, ha rincorso e sognato di agguantare una qualificaz­ione europea insperata.

Dopo il trionfo di Roma era perfino tornata settima in classifica da sola e gli ultimi sei punti tra Napoli e Genoa, avevano ulteriorme­nte alzato le aspettativ­e di tutto l’ambiente viola.

Come è andata però lo sappiamo e ora, al di là delle teoriche speranze europee (all’ultima giornata servirebbe battere il Milan a San Siro, sperare in una sconfitta dell’Atalanta a Cagliari e recuperare il -7 nella differenza reti rispetto ai nerazzurri), servirà voltar pagina. Dopo due ottavi posti di fila la Fiorentina dovrà alzare l’asticella. In fondo, a dettar le regole, è stato lo stesso Andrea Della Valle: «Ogni anno vogliamo lottare per l’Europa». Prima di buttarsi a capo fitto sul mercato, con Pioli, si dovrà capire bene chi avrà meritato la conferma e chi no. La panchina corta (e con scarsa qualità) è uno dei difetti su cui lavorare a fondo. La mancanza di gol pure. Tra le priorità c’è il futuro di Badelj, il faro di questo gruppo che, comunque vada, ha mostrato un’anima. Da qui, dai valori umani scoperti dopo la morte di Astori, si potrà ripartire. A patto di non sottovalut­are le lacune che hanno negato l’Europa.

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L’allenatore viola Stefano Pioli. A sinistra Simeone, a destra Badelj

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