Chiarot: ora venderemo anche i lampadari, ma da soli non se ne esce
«Non c’è niente di nuovo: il commissario Sole scriveva le stesse cose anche un anno e mezzo fa». Cristiano Chiarot, soprintendente del Maggio da un anno, non è stupito per la relazione del supercommissario. Ha letto la nuova relazione ma soprattutto conosce la lettera con cui, già nel 2015, chiedeva ai soci 18 milioni di euro di capitale «liquido». «Rispetto ad allora — commenta Chiarot — il commissario mette in evidenza che ci sono stati miglioramenti operativi e patrimoniali. Reggiamo l’attività con le nostre gambe. Cioè che abbiamo messo in carreggiata il conto economico sia nel 2017, senza poste straordinarie come rileva lui stesso rispetto al 2016, ed anche nel 2018. Abbiamo migliorato il patrimonio: è ancora negativo, ma grazie ad una concessione di un immobile dal Comune, che venderemo, così come alcuni preziosi lampadari dai magazzini, nel 2019 avremo un patrimonio positivo intorno a 2,7 milioni di euro».
Ma il commissario: vuole liquidi. Perché? «Perché sono operazioni meramente finanziarie, come lo stralcio del debito nel 2015 e 2016, che non hanno effetto sulla cassa». Ed è la «cassa», i liquidi, che servono ora a Chiarot: «Il Teatro, da solo, non riesce a generare risorse proprie per aggredire il debito». I debiti costano, «ora 2 milioni di euro, erano 3 l’anno scorso. Abbiamo fatto una trattativa con l’Agenzia delle entrate». Perché, dei 62 milioni di euro, 38 sono del fondo concesso dal governo: il resto sono i contributi previdenziali (dal 2014 al 2017) e fiscali, i fornitori. «Se ho liquidi, posso chiedere stralci a fornitori ed artisti», insomma, uno «sconto» ai creditori. Senza non ci può neanche provare. «Però — dice Chiarot — abbiamo chiuse tutte le cause sull’amianto: a questo è servito. Con la ricchezza prodotta dall’attività riusciamo a pagare l’Irpef attuale». Ma con 300 mila euro di utile in meno, per tagliare anche 30 milioni di debito, servono decenni. «Se potessimo partire con un patrimonializzazione...». Quanto basterebbe? «Basterebbero 8-9 milioni di euro — risponde Chiarot — Gli enti pubblici stanno già facendo molto per il Maggio: Comune di Firenze e Regione sono tra i primi posti per il finanziamento. Qui viene chiesto uno sforzo ulteriore, una tantum, per i debiti pregressi. Abbiamo dimostrato che siamo in pareggio economico e gestionale, abbiamo più spettatori. Ma i 62 milioni restano, ci pesa il passato. Non riusciamo a generare un surplus che ci consenta a breve, anche se abbiamo tagliato costi e aumentato ricavi, di aggredire il problema». Perché è vero che in questo anno Chiarot ha ricostruito l’«affettività» della città con il Maggio. Ma non basta: E l’ultima volta che si è espresso il sindaco Nardella ha escluso che fosse all’ordine del giorno. «Vediamo: non disperiamo» risponde Chiarot.
Mani legate
Non posso chiedere sconti ai creditori se non riesco a offrire pagamenti immediati