Strozzina, il divieto e le scuse alla disabile
Negato l’accesso a una visitatrice. «Errore grave, la invitiamo a tornare»
Una visitatrice di Palazzo Strozzi accusa, su Facebook: «Mi hanno negato l’accesso alla Strozzina, non era possibile scendere al piano interrato con la carrozzina». La Fondazione immediatamente si scusa: «È stato un inconveniente, un banale, sebbene grave, fraintendimento». E la invita a tornare per una visita «riparatoria».
Il tema delle barriere architettoniche è particolarmente spinoso nei palazzi storici dove è più difficile che altrove intervenire per eliminarle. Ma l’inconveniente che si è verificato domenica è stato frutto di «errore umano». A denunciarlo, sulla propria pagina Facebook, è stata Lorena Sireno, artista pisana sulla sedia a rotelle, che ha scritto un post intitolato «Gravi segni di discriminazione alla mostra di Hollster a Palazzo Strozzi»: «Abbiamo provato, tramite l’ascensore, ad andare nei sotterranei dove si trova tutta la parte laboratoriale, l’accesso veniva negato — ha scritto — Cosa purtroppo confermata dall’addetto ai biglietti a cui ci siamo rivolti per spiegazioni».
L’accesso all'ascensore per la Strozzina è subordinato all’uso di una chiave di sicurezza alla presenza di un addetto alla biglietteria. «Che con molta arroganza ci ha detto che non si poteva scendere — racconta Lorena — Non ci ha voluto accompagnare liquidandoci in tutta fretta, perché avremmo dato noia all’allestimento». Lorena Sireno veniva «appositamente da Pisa per questa mostra e la cosa mi ha dato particolarmente fastidio». Palazzo Strozzi ha avviato subito un’indagine per appurare responsabilità e dinamiche ha contattato la signora: «Purtroppo la persona a cui si è rivolta non le ha dato la corretta informazione — è stata la risposta — Chi ne fa richiesta può sempre utilizzare l’ascensore per scendere negli spazi della Strozzina. Sebbene all’interno di un palazzo storico, lavoriamo per “abbattere” tutte le barriere architettoniche presenti». «Accetto le scuse — ha ribattuto la signora — e accetto l’invito a tornare».
Il caso
La Fondazione ha avviato un’indagine interna per appurare le responsabilità