BASTA IPOCRISIE SULLE DROGHE
Quattro anni fa fece notizia una rilevazione sulla percentuale di cocaina presente in Arno, superiore a quella del Tamigi. Non entusiasma aggiornare questo poco apprezzabile confronto. Basta leggere il rapporto del Nucleo Operativo Tossicodipendenze della Prefettura per riconoscere che il consumo delle droghe, leggere e pesanti, a Firenze continua a crescere. Prevalgono, com’è prevedibile, i consumatori di hashish e marijuana (79%), seguiti dai cocainomani (13%). Ed è pure prevedibile che i cannabinoidi vengano consumati nella fascia 18-25 anni e la cocaina nell’arco 40-50 anni, anche se è cresciuta in tutte le fasce di età. Più diffuse tra gli uomini, le droghe sono distribuite ugualmente tra i due sessi, e i consumatori sono in massima parte italiani (solo il 18% è straniero). Nessuna differenza nella relazione tra il titolo di studio e la sostanza posseduta, che per la maggior parte è assunta da persone che lavorano. Il rapporto non considera il consumo tra i minori e sappiamo dalle cronache quanto esso sia diffuso tra gli studenti. Ma la Prefettura precisa che è stato avviato in via sperimentale in cinque istituti superiori fiorentini, in collaborazione con le forze dell’ordine e la Asl di Firenze, il progetto educativo «Prevenzione delle dipendenze negli istituti scolastici». Partiamo dai dati di fatto. Firenze è una piazza di consumo di droghe consistente e in incremento, anche in funzione dell’affluenza turistica. I consumatori sono italiani, lavoratori, giovani e adulti, di ogni classe sociale. Sarebbe il caso di considerare la lotta allo spaccio anche da questo punto di vista. Nel mercato, anche se clandestino, se c’è richiesta, c’è vendita. Che poi gli spacciatori siano legati al racket dell’immigrazione clandestina non è osservazione che mette in questione l’ampiezza del consumo. Il problema è complesso e non bastano gli interventi delle forze dell’ordine, che dovrebbero insieme colpire le grandi organizzazioni criminali e rendere sicure le zone cittadine dove lo spaccio si unisce a varie forme di criminalità. Ma la sfida più seria si gioca sul terreno della prevenzione e dell’educazione, specie nelle scuole. Abbandonando le ipocrisie che separano le droghe legali da quelle illegali. Il consumo di alcol pesa quanto quello di stupefacenti sulla diffusa invivibilità dei centri storici, se non di più. E soprattutto pesa su noi adulti non capire, e non far capire ai nostri figli, che ci sono valide alternative al vuoto effimero di una notte di alcol e droghe.