SE IL PD NON SALVA SERFOGLI
(p.c.). A Pisa c’è un soldato in cerca di salvezza. Si chiama Serfogli, il candidato Pd. L’altra sera Serfogli ha affrontato in solitudine il primo dibattito con gli altri candidati, in gran parte giocato sul giudizio sulle ultime giunte Pd. Ma al suo fianco non c’era il sindaco, suo grande sponsor, né i vertici del Pd pisano. Susanna Ceccardi invece era lì per sostenere il candidato del centrodestra e Filippo Nogarin quello 5 Stelle. Serfogli è in campo da mesi, molti nel Pd non lo volevano, ma non sono riusciti a trovare l’intesa su un altro nome. Lasciarlo solo è un modo per fargli pagare la sua «testardaggine»? O per far pesare sulle sue spalle tutto il peso dell’eventuale storica sconfitta? Ma non si fa politica senza assumersi le proprie responsabilità. Né tantomeno si governa una città come Pisa. andare a caccia di preferenze», risponde il consigliere regionale Pd Antonio Mazzeo, uomo di riferimento dei renziani pisani, che pure assicura che le divisioni interne al partito «sono superate». «Io non c’ero perché stavo preparando l’assemblea nazionale del partito», aggiunge Massimiliano Sonetti, segretario provinciale Pd. Il segretario comunale non c’è più: Giovanni Viale si è dimesso al termine dello scontro sulla scelta del candidato e il Pd pisano è stato affidato ad un reggente, il sindaco di Prato Matteo Biffoni. Serfogli voleva le primarie, la maggioranza dei dirigenti Pd no ma non hanno trovato un altro nome su cui convergere (quello che