E il professor Conte telefona a Novoli: «Aspetto che il Colle mi chiami»
Tra gli studenti del prof indicato come premier: «Dopo gli esami ci invita a cena al ristorante»
Mentre si aspetta che Salvini e Di Maio salgano al Quirinale, a Novoli squilla il telefono della direttrice di Giurisprudenza, la prof Giani. «Pronto Patrizia? Sono io». È Giuseppe Conte, docente all’Università di Firenze indicato come premier da Lega e Cinque Stelle.
«Pronto, Patrizia? Sono io, Giuseppe». A Novoli il cellulare della direttrice del dipartimento di Scienze Giuridiche Patrizia Giunti squilla alle 12.15, in un lunedì mattina decisamente diverso gli altri. Da ore, il nome del professore Giuseppe Conte è indicato come quello scelto da M5S e Lega per guidare il governo. Nelle aule universitarie i cronisti cercano racconti e aneddoti. Ma il professore sembra non volersi calare nella (nuova) parte: «Ho parlato con uno studente che chiedeva informazioni sul corso, gli ho mandato una mail…», spiega Conte all’altro capo del telefono. Poi però dice alla collega: «Aspetto una telefonata dal Quirinale».
Gli studenti del primo anno di Giurisprudenza sono soliti dire: «Diritto privato, mezzo avvocato». Perché la materia insegnata da Conte è complessa e perché l’esame è difficile. «Il prof fa interrogare dai suoi assistenti, poi si passa sotto la sua tagliola per un’ultima domanda». E sono pochissimi i trenta sui libretti.
«Giuseppe ha comprato casa a Firenze, in centro, da meno di un anno», racconta la professoressa Giunti. Prima aveva una casa in affitto: ha sempre fatto la spola con Roma, dove sono concentrati i suoi interessi professionali extraccademici. Per questo, spesso, chi frequenta il corso lo aspetta in aula per oltre mezz’ora. Ma i suoi ritardi non sembrano essere un peso eccessivo, compensati dalla «grande chiarezza esplicativa e dalla giusta severità». Parole di apprezzamento trasversale. Margherita, una studentessa, confida che dopo la lezione, spesso si scommette sull’orientamento partitico dei docenti. «Ma lui è incasellabile». Eppure sono diversi anni che il suo avvicinamento al M5S, iniziato con la conoscenza di Alfonso Bonafede e suggellato dall’incarico in quota Cinque Stelle al Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa, è nei fatti. L’equivoco può nascere semmai dall’orientamento culturale di Conte e anche dalla passata vicinanza con Maria Elena Boschi — mai confermata né smentita né dal professore né dall’ex ministra. «Giuseppe è di sinistra, con una sensibilità familiare vicina al mondo dei progressisti», dice il professor Giovanni Furgiuele, ordinario di diritto civile che si può considerare lo «scopritore» fiorentino di Conte: era nella commissione del concorso che 25 anni fa ha promosso il premier in pectore a ricercatore, oltre che in quella che a Firenze lo ha nominato associato, poi ordinario e infine ha validato la sua chiamata. «È una persona che sa vedere i problemi degli altri, ha tutte le caratteristiche e la sensibilità per fare bene», dice Furgiuele dietro la scrivania del proprio ufficio. Che confina, al terzo piano, con quello del suo pupillo.
A Novoli si parla però anche del Conte lontano dalla cattedra. C’è chi racconta che dopo le sessioni di esame il prof invita i ragazzi al ristorante per parlare di diritto, «dando sempre del Lei». È sì il galantuomo con la pochette che fa il baciamano di cortesia, ma anche una persona che non disdegna le scarpette da ginnastica. «Un anno fa — racconta ancora Margherita — abbiamo partecipato a una caccia al tesoro a squadre sulla mediazione processuale: la sera il nostro gruppo si è riunito a casa sua e lui poi ha corso per la città». Per domani alle 15 è fissato il suo ricevimento, ma anche chi s’affida alla sua abnegazione, stavolta, scommette che sarà difficile trovarlo in ufficio. Più facile che sia al Quirinale.
Al telefono con la collega Ho parlato con uno studente che chiedeva informazioni sul corso, gli ho mandato una mail L’incarico? Attendo il Quirinale...
Il racconto degli studenti Del suo esame diciamo «Diritto privato, mezzo avvocato» perché è molto difficile Però dopo ci invita a cena fuori, dandoci sempre del Lei