L’export toscano corre il doppio di quello italiano
Il lusso traina i distretti, boom del polo farmaceutico
La lunga crisi non solo non ha indebolito la stragrande maggioranza dei distretti toscani, ma anzi il loro export è cresciuto negli ultimi dieci anni il doppio della media nazionale, del 44% contro il 20%. E lo ha fatto sia grazie alla crescita di settori «tradizionali» dell’eccellenza toscana come la moda, la pelletteria o il cibo, sia grazie all’affermarsi del polo farmaceutico e all’arrivo nella provincia di Firenze di molte griffe del lusso che hanno scommesso sulle competenze degli artigiani, riportando al loro interno la produzione. Una crescita che si è confermata anche durante lo scorso anno, con più 7,7% di export (15,8 miliardi il totale) contro la media nazionale di più 5,3%.
Il boom è fotografato dall’analisi di Intesa Sanpaolo per Banca Cr Firenze, con ben 14 realtà su 18 in crescita sui dodici mesi precedenti. Corre il settore della pelletteria e della calzatura di Firenze, uno dei primi venti distretti italiani, che ha segnato più 10,4% per 3,7 miliardi di export. Un exploit, spiegano i ricercatori di Intesa Sanpaolo, che fa tornare le esportazioni ai livelli pre crisi del 2008 e che sta radicando le produzione di qualità sempre più nel territorio del capoluogo toscano in una logica di integrazione dell’intera filiera e di produzione diretta, come dimostra anche la recente inaugurazione a Scandicci del nuovo stabilimento di Gucci, «ArtLab», che impiega 800 addetti e rappresenta il più grande investimento industriale fatto da Gucci nella sua storia. «È in corso un processo di progressiva integrazione dei laboratori con un controllo diretto da parte del marchio — sottolinea il report — Gucci è passato da produrre internamente il 5% della pelletteria 3 anni fa, all’attuale 50% di laboratori controllati direttamente». Tutti i distretti legati alla moda sono andati bene, con pelletteria e calzature di Arezzo che hanno segnato addirittura più 32,7%, seguite dal tessile e abbigliamento della stessa città con più 22,2%, mentre l’abbigliamento di Empoli è lontano dai momenti peggiori (più 10,7%), come anche il tessile e abbigliamento di Prato (più 4,1%), la concia e calzature di Santa Croce (più 2,9%) e il distretto orafo di Arezzo (più 5,5%). Soffre ancora invece il distretto delle calzature di Lucca (meno 11%).
Vola anche il polo farmaceutico — esterno al sistema dei distretti e diviso nelle sue varie sedi di ricerca e produttive di Firenze, Siena e Lucca — il cui export cresce di oltre 720 milioni e raggiunge 1,8 miliardi e che potrà avvalersi anche della creazione di un centro logistico integrato nell’interporto di Livorno. Il 2017 ha visto in particolare la crescita sul mercato americano, passato da poco meno di 20 milioni di export nel 2016 a oltre 200 milioni, per effetto anche di una recente acquisizione da parte di uno dei principali operatori, nonché massicci investimenti privati. Da record anche la performance del distretto della camperistica della Val d’Elsa, una new entry che conta circa 50 imprese e oltre 2.000 addetti: se a livello europeo le immatricolazioni di caravan hanno segnato un più 12% , il distretto della Val d’Elsa ha toccato più 33%.
«Dopo un 2016 di sostanziale stabilità, le esportazioni distrettuali toscane tornano a crescere nel 2017, tanto che la Toscana si posiziona come seconda regione per crescita dietro alla Lombardia — spiega Luca Severini, direttore generale di Banca CrFirenze e direttore regionale Toscana e Umbria di Intesa Sanpaolo — Il comparto della moda di consumo, cresciuto nel 2017 del 10%, è ancora centrale per le vendite all’estero con circa il 60% dell’export distrettuale toscano. E la camperistica della Val d’Elsa si colloca come
Al secondo posto
Le esportazioni toscane rappresentano il 15 per cento del totale nazionale
seconda realtà in Italia per crescita percentuale».«Il sistema dei distretti è vitale, dinamico — conclude Severini — Nel periodo 2008-2017, l’export distrettuale toscano è cresciuto del 44% a fronte di una media distrettuale italiana del 19,9%».
Cala il distretto del Cartario di Capannori dopo dieci anni di crescita media al 4%, riparte il florovivaismo di Pistoia (più 8,1%) e vanno bene l’olio toscano (più 2,2%) ed i i vini dei colli fiorentini e senesi che hanno esportato per ben 674 milioni, mantenendosi sui livelli massimi degli ultimi dieci anni.