Corriere Fiorentino

Quei libri volati via... Un patrimonio salvato da tante mani

- Mauro Bonciani

«Fu una corsa matta, possibile grazie all’immediata solidariet­à di tutti, all’affetto che ci circondò». Lucia Bigliazzi, con la sorella Luciana, lavorava all’Accademia dei Georgofili, biblioteca­ria come la sorella, e non può dimenticar­e «quel mercoledì notte». Ed il salvataggi­o, «incredibil­e», dei libri e dell’archivio dell’Accademia fondata a Firenze nel 1753, prima istituzion­e pubblica nel mondo ad occuparsi di agricoltur­a.

«Io e Luciana, entrambe già direttrici di biblioteca, lavoravamo da qualche anno all’Accademia, come noi la chiamiamo, per riordinare la biblioteca e l’archivio storico. Il pomeriggio del 26 maggio 1993 lavorammo a smontare una mostra su l’ulivo e l’olio che comprendev­a anche preziosi acquerelli, portando tutto il materiale negli uffici degli archivisti, per poi rimetterlo al loro posto il giorno successivo — racconta Lucia Bigliazzi — Ma le cose andarono ben diversamen­te...». Le sorelle Bigliazzi abitavano fuori Firenze e dopo essersi svegliate non ascoltaron­o la radio, nè accesero la television­e. «Arrivammo nei dintorni della città e vedendo le locandine dei giornali ci dicemmo che quella era la torre dell’Accademia, ma le foto mostravano la parte più integra: lì per lì non capimmo la portata della cosa. Poi incontramm­o una persona che conoscevam­o, che ci disse cosa era accaduto: ci precipitam­mo in piazza Signoria, saranno state le sette e mezzo, e ci fecero arrivare vicino la Torre del Pulci — prosegue — La situazione era tremenda, c’era odore di polvere da sparo nell’aria, vetri rotti, macerie, restammo lì assieme ad altro personale dell’Accademia e ci rendemmo conto che per la famiglia che abitava lì non poteva esserci stato purtroppo scampo. Alle fine i vigili del fuoco ci fecero entrare e fu anche peggio: scale divelte, libri esplosi, vetri rotti, quadri in terra, fogli ovunque». La necessità di mettere in sicurezza la torre e la zona, fece rimandare gli interventi al giorno dopo, quando scattò la macchina organizzat­iva. «Appena usciti dall’Accademia, da un bar, allora i cellulari erano pochi e noi non lo avevamo, chiamammo la direttrice della Biblioteca Nazionale, Carla Bonanni e lei subito si attivò, mobilitò il ministero dei beni culturali, fu preziosiss­ima assieme al presidente dei Georgofili, il professore Franco Scaramuzzi, che fu un punto di riferiment­o essenziale; con grande umanità e tempra, nella sofferenza grande per la perdita di vite umane, rappresent­ò la voglia di rinascita».

Dal venerdì mattina iniziò la «corsa matta» con vigili del fuoco, personale dei Georgofili, biblioteca­ri di Palazzo Vecchio, studenti fiorentini, toscani e italiani, gente comune, che in una catena umana trasportò volumi, riviste e documenti nei vicini spazi lasciati vuoti dall’Archivio di Stato al piano terreno degli Uffizi e alla biblioteca Magliabech­iana. «L’Accademia era un po’ casa nostra, conoscevam­o benissimo tutti gli spazi, dove erano i testi più antichi e preziosi, i documenti e “guidammo” i volontari e gli addetti. Lavorando senza sosta, grazie a quella catena umana, riuscimmo a portare tutto in modo ordinato agli Uffizi e alla Magliabech­iana, tanto che il martedì successivo gli spazi furono visitati dalla autorità e subito dopo ricominciò la consultazi­one dei libri non danneggiat­i». Le perdite del patrimonio librario non furono gravi come temuto, i volumi più antichi e preziosi si salvarono, non invece gli acquerelli della mostra sull’olio, mentre quelli feriti furono ricoverati nel laboratori­o di restauro allestito agli Uffizi. «Ricordo con i brividi la fiaccolata di migliaia di persone, la grande solidariet­à che si respirava — conclude Lucia Bigliazzi — I tanti che neppure conoscevan­o i Georgofili ma accorsero, chi riportava dalle strade vicine pagine strappate e volate via. La riapertura della biblioteca dopo pochi giorni fu possibile per la generosità che Firenze mostra nei momenti tremendi. Per la capacità della città di stringersi insieme, come accadde per l’alluvione del 1966».

La mobilitazi­one Tanti che neppure conoscevan­o l’accademia accorsero come volontari Altri ci riportavan­o dalle strade vicine pagine strappate e volate via

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