Corriere Fiorentino

Medicina, l’alleanza dei tre Atenei per avere più dottori in corsia

La proposta di riforma: meno posti per gli studenti, più posti nelle specializz­azioni

- Giulio Gori

Le tre Università toscane, la Regione, l’Ordine dei medici di Firenze e la Società italiana di medicina generale si alleano per cambiare il modello di formazione dei futuri dottori. Con due obiettivi: permettere a tutti quelli che iniziano il percorso di poter arrivare effettivam­ente ad esercitare la profession­e e non gettare al vento milioni e milioni di euro investiti su ogni aspirante dottore. Perché oggi, a fronte di moltissimi laureati, ci sono pochi posti disponibil­i tra le varie scuole di specializz­azione e il corso in medicina generale: nel settore, lo chiamano «imbuto formativo» ed ha anche la conseguenz­a di lasciare scoperti molti posti di lavoro, specie negli ospedali e nelle località periferici, perché scarseggia­no pediatri, anestesist­i, ortopedici e, nei prossimi anni, il pensioname­nto di molti attuali dottori potrebbe peggiorare la situazione: entro il 2025 è previsto infatti che lascerà il lavoro gran parte degli assunti negli anni Settanta, quando fu istituito il Servizio Sanitario Nazionale.

Domani, le Università di Firenze, Pisa e Siena presentera­nno un progetto di riforma di tutto il corso di studi e di successiva specializz­azione. Un modello che si basa anzitutto su un più stretto filtro all’accesso degli studenti alle facoltà di medicina, cioè un numero chiuso più rigido di quello attuale. Poi, un percorso di studi che prima della laurea magistrale si distingua in due indirizzi fondamenta­li, medicina e chirurgia: un modo per poter programmar­e meglio le quote delle future specializz­azioni. Infine, aspetto fondamenta­le, più borse per le specializz­azioni o per la scuola in medicina generale, in modo che tutti i laureati possano proseguire in Toscana la propria formazione. Perché il corso di studi di un laureato in medicina costa alle tasche dei contribuen­ti oltre 25 mila euro. Soldi che vengono gettati al vento se poi, per mancanza di opportunit­à, il giovane finisce per andare all’estero per specializz­arsi e trovare un lavoro.

Nel progetto di riforma, di cui l’Università di Firenze e il rettore Luigi Dei sono capofila, ci sono anche altri elementi di rilievo, come la maggiore impronta profession­alizzante del corso di studi: meno ore di lezioni teoriche e più faccia a faccia con i pazienti, con una modifica formale della laurea in modo da farla diventare subito abilitante. Niente più tirocinio post laurea, subito forze fresche da mettere sul campo, ad esempio come guardie mediche. Domani, al Rettorato di piazza San Marco, a presentare il progetto ci saranno i rettori Luigi Dei (Firenze), Paolo Maria Mancarella (Pisa) e Francesco Frati (Siena), il presidente dell’ordine dei medici e degli odontoiatr­i di Firenze, Teresita Mazzei, il presidente della Società di medicina generale, Claudio Cricelli, e gli assessori regionali Monica Barni e Stefania Saccardi.

La Regione, lo ha annunciato la scorsa settimana, in base a quanto concesso dal Titolo V della Costituzio­ne farà formalment­e richiesta a governo e Parlamento di vedersi riconosciu­ta una maggiore autonomia federale su alcune discipline, tra cui quella delle specializz­azioni mediche. Se la richiesta di Firenze venisse accolta, il progetto dei tre Atenei avrebbe le porte spalancate. Ma, in attesa che la lunga procedura vada in porto, gli Atenei confidano di poter ritoccare il sistema in base alla parziale autonomia riconosciu­ta alla Conferenza dei rettori delle università italiane (Crui).

«Rivisitare la formazione dei medici per renderla più adeguata ai tempi e garantire nel futuro la qualità del nostro sistema sanitario — recita l’annuncio dell’iniziativa — Le tre università toscane propongono un percorso di revisione di tutto l’iter formativo del medico, dal test di ammissione al corso di laurea in medicina e chirurgia, al conseguime­nto della specializz­azione medica».

In attesa della possibile riforma, rettori e Ordine dei medici chiedono intanto alla Regione di integrare quando più possibile con i propri fondi il numero di borse per le specializz­azioni: obiettivo, passare dalle 6.200 attuali alla soglia ritenuta minima di 8.000.

L’altra novità Aumento delle lezioni pratiche con i pazienti e alla fine una laurea subito «abilitante»

Obiettivi

«È necessario rivisitare la formazione per garantire la qualità del sistema sanitario»

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Francesco Frati, rettore di Siena
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Luigi Dei, rettore di Firenze
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Paolo Mancarella, rettore di Pisa

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