Corriere Fiorentino

SE IL VIGILE HA LO SPONSOR

- Di Enrico Nistri

Come molte altre scelte, anche il progetto di assumere nuovi vigili urbani grazie a sponsor privati può essere letto sotto due angolazion­i. Si può interpreta­re come una confession­e d’impotenza da parte della giunta comunale, quasi un’ammissione che a Firenze qualcosa non va, dalla malamovida notturna alla diffusa sensazione d’insicurezz­a. Ma vi si può scorgere un apprezzabi­le desiderio d’invertire la rotta, oltre alla conferma che esistono privati pronti a investire sul futuro della città. Un futuro, per altro, compromess­o anche da scelte del passato. Se la Municipale fatica con gli attuali organici ad assolvere i propri compiti una delle cause è la trasformaz­ione del corpo che ha portato alla sua progressiv­a burocratiz­zazione. Fino agli anni ’70 quello dei vigili era stato un corpo quasi militare. Gli ufficiali dovevano avere fatto almeno il sottotenen­te di complement­o (lo storico comandante Recchi veniva dai Lupi di Toscana) e per tutti la selezione prevedeva requisiti di prestanza fisica, legati alla specificit­à delle condizioni d’impiego. In compenso dopo trent’anni di servizio i vigili potevano andare in pensione col massimo dei contributi: un privilegio analogo a quello dei militari, che evitava l’invecchiam­ento degli organici. La riforma ha fatto progressiv­amente diventare i vigili in impiegati con le divise: e nemmeno più le belle divise disegnate (gratis) da Emilio Pucci. Nel frattempo però la trasformaz­ione della società e alcune scelte amministra­tive gravavano la polizia municipale di oneri sempre più pesanti. L’epoca in cui i vigili avevano il tempo di controllar­e che il fornaio non avesse fatto la cresta sul resto al ragazzino mandato dalla mamma a comprare il pane è passata da un pezzo. La sola opera di contrasto all’abusivismo nelle vie pedonalizz­ate del centro assorbe il personale in misura un tempo impensabil­e. Bisogna aggiungere, però, che non è solo una questione di numeri. C’è un’inclinazio­ne a considerar­e l’esercizio della forza da parte dell’autorità come un’intollerab­ile violenza, che rende problemati­co assolvere i propri compiti non solo ai vigili, ma a tutte le forze dell’ordine. Tra il fare e rischiare di essere perseguiti penalmente e il non fare e lasciar fare, è forte la tentazione di optare per la seconda scelta. Non basta avere più vigili: bisogna metterli in condizione d’intervenir­e anche in piazze schiumanti di malamovida sapendo di essere «coperti». Altrimenti le telecamere, più che prevenire il degrado, rischiano di limitarsi a documentar­lo.

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