Bonafede, il suo maestro e l’esame sul giustizialismo
In un altro mondo, anni e anni prima del terremoto politico del 4 marzo scorso e anche della nascita del Movimento Cinque Stelle, Alfonso Bonafede si avvicinò al suo professore e gli disse timidamente: «Posso andare a fare un po’ di esami da assistente volontario con il professor Giuseppe Conte?». Fiuto politico? Intuizione? Fortuna? Di sicuro era un’onda, anche se non ancora gialloverde. «In tanti volevano fare l’assistente a Conte, un collega preparato, intelligente, molto bravo con i giovani», racconta Giorgio Collura, allora ordinario di Diritto Privato all’Università di Firenze, relatore della tesi di laurea di Bonafede («Il danno esistenziale», anno 2002: il 31 dicembre 2001 Beppe Grillo aveva pronunciato il suo ultimo «Discorso all’umanità» dagli schermi di Tele+). Chissà se ieri, festeggiando nei corridoi di Montecitorio l’incarico conferito da Sergio Mattarella a Giuseppe Conte — «Ce l’abbiamo fatta!», pare abbiano gridato abbracciandosi con la vicepresidente della Camera Maria Edera Spadoni e la deputata Giulia Sarti — Bonafede ha ripensato a quel momento e alla risposta pronta di Collura. «Gli dissi: certo Alfonso che puoi fare gli esami con Conte... se continui anche a farli con me», racconta il professore.
Si dovrà preparare a ben altre risposte e ben altre prove, questo avvocato 41enne fiorentino d’adozione (è originario di Mazara del Vallo), se davvero diventerà come si mormora da giorni il nuovo ministro della Giustizia. Un’ascesa, quella di Bonafede, inimmaginabile fino a pochi anni fa. Entra nel meet up fiorentino «Amici di Beppe Grillo» nel 2006, quando i Cinque Stelle somigliano più a neocarbonari un po’ naif che a una forza politica che rappresenta oltre un terzo degli italiani. Fanno le riunioni nei bar o nelle case private, parlano dei «beni comuni» e sono vicini allo sparuto movimento No Tav fiorentino. Ed è proprio la battaglia contro il sottoattraversamento di Firenze a rappresentare la scintilla per Bonafede. Da avvocato, lavora ai «testimoniali» sulle case di alcune famiglie che abitano lungo il futuro tracciato dell’Alta Velocità e vogliono tutelarsi da eventuali danni provocati dagli scavi.
L’incontro con il meet up grillino, racconterà qualche anno dopo Bonafede, «è stato un colpo di fulmine (...) ho capito che ogni cittadino nell’ambito della propria competenza può dare un contributo alla vita della propria città». E ancora: «Invece che lamentarci continuamente della società in cui viviamo non ho problemi a dire che è arrivato il momento di alzare il “sedere ” dalla sedia e dare proposte e la propria partecipazione», dirà al sito Firenzedabere che lo intervista in qualità di candidato sindaco della lista Cinque Stelle alle elezioni del 2009. Già, perché nel frattempo l’avvocato affezionato alla massima di Cicerone «La giustizia è uno stato morale, osservata per l’utilità comune, che attribuisce a ciascuno la sua dignità» — la frase apre il sito del suo studio e accompagna il suo profilo Twitter, qui preceduta da «Cittadino eletto con il M5S alla Camera dei Deputati» — è diventato il punto di riferimento dei Cinque Stelle fiorentini. Alle Comunali che incoronano Matteo Renzi sindaco di Firenze, Bonafede raccoglie meno del 2% dei voti. Ma non si dà per vinto, e nel 2013 vince con 227 preferenze le parlamentarie M5S. Diventa deputato e si avvicina a Luigi Di Maio, scegliendo l’ala governista del Movimento rispetto a quella ortodossa di Alessandro Di Battista e a quella movimentista di Raffaele Fico. Passa ancora un po’ di tempo ed eccolo lì, uno degli uomini più fidati del capo politico dei Cinque Stelle, che gli affida questioni scottanti come Roma con le defaillance della giunta Raggi. Resta il punto di riferimento del movimento in Toscana, nonostante i malumori e le critiche per le mancate certificazioni delle liste Cinque Stelle alle Amministrative di Siena e Campi.
L’esame più difficile sarà quello da Guardasigilli, se sarà. Ma anche rispondere alle domande del suo vecchio prof non sarà facile. «Qualche volta con me — dice Collura — ha posto l’accento sulla necessità di pene più severe e io devo aver fatto una faccia un po’ dubbiosa, perché lui mi ha subito detto: “Professore, io non sono giustizialista eh. Ma evasori e corruttori vanno combattuti con durezza”». Collura se l’è letto tutto, il contratto di governo Lega-Cinque Stelle. «La parte sulla difesa sempre legittima francamente mi lascia molto perplesso. Ci sento molto la mano della Lega: credo che la formulazione della norma, così come è anticipata nel patto, vada resa meno rigida». Capito, assistente Bonafede?
Il racconto di Collura Mi chiese se poteva andare a fare gli esami da assistente con Conte Gli dissi: certo Alfonso, ma se continui a farli anche con me