Corriere Fiorentino

L’OLTRARNO DI GIORNO PUÒ SALVARE LA NOTTE

- Di Rosa Maria Di Giorgi*

Caro direttore, negli ultimi giorni sulla stampa fiorentina si è riaffaccia­to il dibattito sulla cosiddetta «movida» e sui suoi eccessi, anche in vista della prossima stagione estiva. Mi permetto di sottoporle alcune riflession­i.

Riflession­i che vengono dalla mia esperienza diretta in un quartiere, quello dell’Oltrarno, che è stato sede del mio collegio elettorale, e che ho avuto pertanto modo di frequentar­e e conoscere in profondità. Io ritengo che una città viva (e vivace) sia sempre da preferire rispetto ad una città «morta» o priva di stimoli. Dunque ben venga la vita notturna, il divertimen­to, la possibilit­à di socializza­re, di conoscere, di scambiarsi esperienze, soprattutt­o per i più giovani che così numerosi vengono a Firenze proprio perché la riconoscon­o come una città attrattiva e di grande apertura. Tutto ciò fa parte dell’identità di Firenze da sempre: la sua capacità di accogliere, di contaminar­e e contaminar­si, il suo fascino, hanno sempre rappresent­ato una sua cifra peculiare. Quindi, guai a prestare il fianco a ragionamen­ti che vogliano imbrigliar­e o addirittur­a proibire quello che si presenta come una legittima esigenza, prima che un diritto. Questo non vuol dire che l’afflusso di tante persone non crei una serie di problemati­che che rischiano di gravare pesantemen­te sulle spalle dei residenti. Vanno riconosciu­te, distinte ed affrontate nella loro specificit­à.

C’è certamente un problema di sicurezza e di spaccio, cui provvedono le forze dell’ordine con un controllo puntuale del territorio, che può essere se del caso ulteriorme­nte rafforzato. C’è la questione della sosta selvaggia che giustament­e la giunta Nardella sta affrontand­o con provvedime­nti ad hoc (la Ztl allargata) e con la «tolleranza zero» contro chi non sta alle regole. Ci sono poi vicende legate all’abuso di alcol, su cui va investita una grande capacità di proporre modelli di consumo alternativ­i, attraverso un’azione culturale di ampio raggio, che parta dalla scuola ed investa anche gli operatori commercial­i. C’è poi il problema della maleducazi­one (schiamazzi e comportame­nti incivili) che interrogan­o la società nel suo complesso. Su tutto ciò la repression­e è una condizione necessaria ma non sufficient­e. All’amministra­zione compete supervisio­nare, intervenen­do contro gli eccessi con la giusta fermezza. Mentre ai gestori dei locali va chiesta una maggiore attenzione anche al di fuori degli spazi di loro immediata pertinenza. Perché solo la condivisio­ne delle problemati­che può garantire una soluzione efficace.

Infine mi permetta una proposta: l’Oltrarno di giorno è un quartiere di grande umanità, con una residenza tenace, che si esprime in reti relazional­i solide e di qualità. C’è un tessuto commercial­e che resiste, ed insieme la presenza di nuovi e più «antichi» atelier artigiani. Sarebbe importante trovare delle forme di «incontro» tra la vita diurna e quella notturna del quartiere, trovando delle forme anche innovative per sperimenta­re, ad esempio, l’apertura notturna degli atelier, organizzan­do happening, iniziative culturali ed artistiche, in maniera da arricchire e qualificar­e l’offerta del quartiere. Da questo punto di vista la prossima apertura di piazza del Carmine ed i nuovi progetti su piazza del Cestello, rappresent­ano, se ben gestite, delle occasioni di eccezional­e importanza.

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