L’OLTRARNO DI GIORNO PUÒ SALVARE LA NOTTE
Caro direttore, negli ultimi giorni sulla stampa fiorentina si è riaffacciato il dibattito sulla cosiddetta «movida» e sui suoi eccessi, anche in vista della prossima stagione estiva. Mi permetto di sottoporle alcune riflessioni.
Riflessioni che vengono dalla mia esperienza diretta in un quartiere, quello dell’Oltrarno, che è stato sede del mio collegio elettorale, e che ho avuto pertanto modo di frequentare e conoscere in profondità. Io ritengo che una città viva (e vivace) sia sempre da preferire rispetto ad una città «morta» o priva di stimoli. Dunque ben venga la vita notturna, il divertimento, la possibilità di socializzare, di conoscere, di scambiarsi esperienze, soprattutto per i più giovani che così numerosi vengono a Firenze proprio perché la riconoscono come una città attrattiva e di grande apertura. Tutto ciò fa parte dell’identità di Firenze da sempre: la sua capacità di accogliere, di contaminare e contaminarsi, il suo fascino, hanno sempre rappresentato una sua cifra peculiare. Quindi, guai a prestare il fianco a ragionamenti che vogliano imbrigliare o addirittura proibire quello che si presenta come una legittima esigenza, prima che un diritto. Questo non vuol dire che l’afflusso di tante persone non crei una serie di problematiche che rischiano di gravare pesantemente sulle spalle dei residenti. Vanno riconosciute, distinte ed affrontate nella loro specificità.
C’è certamente un problema di sicurezza e di spaccio, cui provvedono le forze dell’ordine con un controllo puntuale del territorio, che può essere se del caso ulteriormente rafforzato. C’è la questione della sosta selvaggia che giustamente la giunta Nardella sta affrontando con provvedimenti ad hoc (la Ztl allargata) e con la «tolleranza zero» contro chi non sta alle regole. Ci sono poi vicende legate all’abuso di alcol, su cui va investita una grande capacità di proporre modelli di consumo alternativi, attraverso un’azione culturale di ampio raggio, che parta dalla scuola ed investa anche gli operatori commerciali. C’è poi il problema della maleducazione (schiamazzi e comportamenti incivili) che interrogano la società nel suo complesso. Su tutto ciò la repressione è una condizione necessaria ma non sufficiente. All’amministrazione compete supervisionare, intervenendo contro gli eccessi con la giusta fermezza. Mentre ai gestori dei locali va chiesta una maggiore attenzione anche al di fuori degli spazi di loro immediata pertinenza. Perché solo la condivisione delle problematiche può garantire una soluzione efficace.
Infine mi permetta una proposta: l’Oltrarno di giorno è un quartiere di grande umanità, con una residenza tenace, che si esprime in reti relazionali solide e di qualità. C’è un tessuto commerciale che resiste, ed insieme la presenza di nuovi e più «antichi» atelier artigiani. Sarebbe importante trovare delle forme di «incontro» tra la vita diurna e quella notturna del quartiere, trovando delle forme anche innovative per sperimentare, ad esempio, l’apertura notturna degli atelier, organizzando happening, iniziative culturali ed artistiche, in maniera da arricchire e qualificare l’offerta del quartiere. Da questo punto di vista la prossima apertura di piazza del Carmine ed i nuovi progetti su piazza del Cestello, rappresentano, se ben gestite, delle occasioni di eccezionale importanza.