Corriere Fiorentino

«Noi, ragazze del ’93 oggi scopriamo Caterina e quella notte»

Caterina Nencioni avrebbe la loro età

- Bernardini

Caterina Nencioni, la più piccola vittima della strage di via dei Georgofili, 50 giorni appena, oggi avrebbe avuto la loro età. Ma di quell’attentato del 1993, tre ragazze di 25 anni sanno poco. «Non abbiamo conosciuto le stragi, ma sappiamo che la mafia è sempre in agguato» dicono.

Caterina Nencioni avrebbe compiuto da poco 25 anni. Ma la sua vita si è interrotta la notte fra il 26 e il 27 maggio 1993, quando aveva appena 50 giorni e dormiva, con i suoi genitori, Fabrizio e Angela, e con la sorellina Nadia in quella torre dove morì anche lo studente Dario Capolicchi­o.

Oggi avrebbe la stessa età di tre ragazze che però, nonostante studino e vivano a Firenze, non hanno mai sentito il suo nome. Né sanno molto dell’attentato mafioso in via dei Georgofili.

«Ne ho sentito parlare solo da quando studio qui, ma non so esattament­e che cosa sia accaduto», ammette candidamen­te Chiara Miceli, venticinqu­enne trapiantat­a a Firenze da anni dalla Calabria per frequentar­e la laurea specialist­ica in Giurisprud­enza. Questa risposta sulla strage ricorre in molte delle potenziali coetanee di Caterina, che ben sapendo di cosa si stia parlando aggiungono «purtroppo» alla fine delle loro risposte.

Anche Ludovica Campolongo, studentess­a di scienze farmaceuti­che originaria di Loro Ciuffenna (Arezzo), spiega di «conoscere poco l’evento», di cui ha sentito parlare. Cerca conferme e appoggio dalle colleghe di corso che le stanno di fronte, ma l’esito è sempre lo stesso. «A livello nazionale sono certamente più noti gli attentati a Falcone e Borsellino, tuttavia posso dire che le conseguenz­e di quel periodo si incontrano nelle modifica al codice di procedura penale per il contrasto alle mafie», specifica un’altra studentess­a di Scienze Giuridiche Diletta Furesi, originaria di Certaldo, a una manciata di minuti da Firenze. Per queste ragazze, impegnate nello studio e curiose del mondo, «la mafia è sempre in agguato», ma i simboli della sua distruzion­e sono oggi meno visibili di un tempo. «Potrei dire che per noi non lo sono stati mai, perché siamo nate poco dopo queste stragi: non le abbiamo mai conosciute direttamen­te», ricorda ancora Chiara.

Le bombe e il terrore: concetti che per chi è nato in quei giorni hanno a che fare poco con la strategia di tensione e con gli attentati di Cosa Nostra. E molto di più con le azioni di Al Quaida e Isis. Per tutte le ragazze interpella­te «il primo ricordo legato al terrorismo è quello delle torri gemelle del 2001 e dei cartoni animati che si interrompo­no per dare la notizia». E per tutte vale «l’attenuante» legata al fatto che la storia — quella studiata alle scuole superiori — si affaccia poche volte sull’ultimo decennio del secolo scorso. Nonostante ciò, pare intatto il lascito di una memoria confusa. Quello che qualifica gli attentati tra gli atti più vili a cui si può pensare: «Tutto ciò che viene applicato su un soggetto con violenza psicologic­a e fisica, senza il confronto è terrorismo. In un certo senso è terrorismo anche il bullismo, una serie di atteggiame­nti che la nostra generazion­e sa riconoscer­e», chiarisce Diletta. «Terrore è il voler far passare le proprie idee imponendol­e con la forza e senza il dialogo, facendo paura», conclude Chiara. Come quello che voleva fare Cosa Nostra quando colpì via dei Georgofili. Anche se loro non lo sanno.

Diletta Le stragi? Non le abbiamo conosciute, ma sappiamo che la mafia è sempre in agguato

Ludovica Le conseguenz­e di quell’epoca però le trovo nei manuali di diritto, cambiati per contrastar­e Cosa Nostra

Chiara Terrore è voler imporre le proprie idee facendole passare con la forza e la paura

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La piccola Caterina Nencioni, ritrovata tra le macerie di via dei Georgofili
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