«Revocati i permessi al pirata della strada che uccise Andrea»
«Finalmente la giustizia riconosce che quanto accaduto non fosse una barzelletta, ma una cosa gravissima. Siamo molto contenti di questa sentenza: è stato sancito che chi ha fatto finire il nostro Andrea sotto terra a 20 anni non potrà continuare a fare la stessa vita che faceva prima dell’incidente, come se niente fosse successo». Sono le parole con cui i familiari di Andrea Lucchesi, giovane di 20 anni di Lucca morto all’alba dello scorso 5 febbraio dopo essere stato falciato da un’auto lungo il viale della Darsena di Viareggio dove aveva trascorso la serata in compagnia di alcuni amici, commentano la decisione del tribunale del Riesame di Firenze di revocare il permesso di uscire dai domiciliari in orario diurno per recarsi al lavoro concesso a Anthony Caturano, parrucchiere di 24 anni di Torre del Lago, alla guida dell’auto la notte della tragedia e poi risultato positivo sia all’alcoltest che a quello sull’utilizzo di stupefacenti. Subito dopo l’incidente Caturano, la cui vettura aveva investito anche un amico di Lucchesi ferendolo gravemente, si era allontanato senza prestare soccorso, salvo poi essere individuato e arrestato poche ore dopo dai carabinieri. A 2 giorni dall’incidente era arrivata la scarcerazione e l’assegnazione ai domiciliari: alla metà di marzo Caturano (accusato di omicidio stradale e lesioni gravissime) si è poi visto assegnare dal gip anche il permesso di uscire di casa durante il giorno per recarsi a lavorare. Una decisione, questa, che ha scatenato la rabbiosa reazione dei familiari di Lucchesi, i quali hanno dato vita a una raccolta di firme. L’iniziativa ha preso il via dall’impianto di carburante di famiglia a Pontetetto prima periferia di Lucca, estendendosi poi ad altre decine di attività commerciali anche di Viareggio dove ha sede lo studio dell’avvocato Cristiana Francesconi, legale dei Lucchesi. «Il numero preciso di firme raccolte — spiega l’avvocato — non lo sappiamo neanche noi perché, essendo state prese in molti punti diversi, non abbiamo ancora avuto modo di metterle insieme. Di certo però si tratta di svariate migliaia di persone». I legali di Caturano avranno 10 giorni di tempo per impugnare la decisione del Riesame in Cassazione: se non lo faranno, scaduto quel termine il parrucchiere non potrà più uscire dai domiciliari. In caso di ricorso, invece, potrà continuare ad andare a lavorare fino al pronunciamento della suprema corte.