Corriere Fiorentino

L’anziana maestra e il ricordo di Nadia Nell’ultimo giorno

- di Sergio Corsucci* *Docente di Storia dell’arte a Firenze

L’anno scorso insieme ad alcuni mie alunni e ad altri docenti, per una volta al mese ci siamo recati a far visita a delle persone anziane non autosuffic­ienti, che vivono all’Istituto delle sorelle Apostole della Consolata in via delle Bagnese. Il nostro scopo non era solo quello di far contenti i «vecchietti» ma di toccare, in quel lasso di tempo sottratto al divertimen­to, allo sport e allo studio, qualcosa di positivo per noi che avevamo accettato questa sfida. Certo l’impatto non è stato semplice perché alcuni degli ospiti non rispondeva­no a nessuna sollecitaz­ione; a me e a due alunni sono state indicate due signore. Per rompere il ghiaccio mi è venuto in mente di raccontare che non ero fiorentino,ma che conoscevo quello che la città aveva vissuto nel periodo dell’alluvione del 1966, poi nel 1977 con la presenza di Prima Linea e delle Brigate Rosse e anche del feroce attentato dei Georgofili: fu a quel punto che la signora con gli occhi profondi e stranament­e così attenta a ogni mio discorso intervenne e disse «io quella storia la conosco da vicino sono Maria Grazia Mangani e a quel tempo ero la maestra di terza elementare di Nadia Nencioni, la bambina di nove anni uccisa con la sorellina di soli cinque mesi e i suoi genitori nella strage mafiosa; i Nencioni vivevano nella torre dei Pulci perché la madre faceva la casiera». A quel punto sono rimasto ammutolito e ho iniziato a fissarla in silenzio mentre lei raccontava: «Io insegnavo alla scuola elementare Raffaello Lambruschi­ni in via Montebello, che poi prese il nome di Nadia Nencioni; da via Lambertesc­a, accompagna­ta dal padre, Nadia faceva tutto il tragitto perché il Provvedito­rato aveva chiuso la scuola elementare di via dei Cimatori. Prima della fatidica notte avevo fatto in classe una lezione di geografia, rimandando i ragazzi al compito che si sarebbe tenuto il 26 Maggio; quel giorno tutti tranne Nadia fecero il compito di geografia, lei preferì scegliere una poesia a cui diede il titolo Il tramonto. Nadia era dotata di una sensibilit­à e capacità uniche. Le chiesi il significat­o della poesia, lei parlò del tramonto perchè rispondeva a un momento della giornata e scrisse tra parentesi,”e poi si va a dormire, il sole va via e va a letto”. Non potrò mai scordare Nadia, la sua ultima poesia così piena di un presentime­nto di fine, si va a letto, si chiudono gli occhi tutto è finito e quello che accade è nelle mani di un Altro, qualunque sia l’accadiment­o». La maestra Maria Grazia aggiunge che dopo la notizia della morte, il miglior amico di Nadia le si avvicinò e disse «proprio a loro doveva accadere?».

Di seguito la poesia di Nadia Nencioni Il tramonto

Il pomeriggio se ne va

Il tramonto si avvicina un momento stupendo Il sole sta andando via (a letto)

È già sera tutto è finito

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Nadia Nencioni A destra, la poesia che scrisse il 26 maggio 1993

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