Con noi, nella Rete dei lettori
A Villa Bardini il primo premio letterario dedicato al mondo dei blogger e degli influencer L’editor Martina Donati: determinano il successo dei romanzi anche contro l’establishment dei critici
Le statistiche sulla lettura nel nostro Paese diffuse anno dopo anno descrivono uno scenario desolante: a stare dietro ai dati sembrerebbe che i lettori siano una specie in via di estinzione, tipo i panda giganti. Ma è davvero così? Non sarà che la lettura, soprattutto da noi, è stata considerata per troppo tempo come appannaggio di una fetta della popolazione interessata soltanto a una determinata offerta editoriale? E che alcuni potenziali lettori si sono sentiti respinti dal concetto libro che gli è stato spacciato come un noioso dovere e non, come dovrebbe essere, come una fantastica opportunità?
La verità è che molte delle iniziative degli ultimi anni tese a valorizzare la lettura hanno ottenuto risultati a dir poco scoraggianti, forse perché partite dall’alto, in qualche modo imposte. Il compianto Gianni Rodari aveva capito perfettamente che il verbo leggere è l’unico che non può essere coniugato all’imperativo. Mai. La lettura è un piacere privato, che si può arricchire nell’incontro con il proprio autore del cuore, il confronto e la conoscenza della scrittrice o dello scrittore che possono essere stati gli artefici di bellissimi momenti privati, di divertimento, riflessione e perché no, cambiamento personale.
E allora perché non pensare a un festival che sia un momento di festa per i lettori? Nella città tra le più celebrate per il suo contributo all’arte e alle lettere? Perché se è vero che sono questi magnifici esemplari di mammiferi curiosi il vero patrimonio da tutelare, non possiamo usare lo stesso metodo conservativo
Le recensioni influenzano in modo virale i gusti del pubblico anche off line. E grazie al selfpublishing i blogger sono ormai decisivi nella scoperta di nuovi talenti
del premio saranno incoronati l’anno prossimo durante la seconda edizione del Festival. Ma chi giudica verrà giudicato, racconta la parabola, e così sarà anche possibile portare sul podio il re o la regina degli influencer nelle tre categorie di book blogger, book tuber o book instagrammer.
Sappiamo già che c’è chi considererà un’eresia tutto questo, chi non mancherà di storcere il naso come i nostalgici delle indimenticate brutali stroncature di Asor Rosa o le straordinarie intuizioni di Garboli. Ma davvero l’una cosa esclude l’altra? Quel che finalmente andrebbe considerato, anche solo sporgendosi a guardare quel che accade in paesi come Il Regno Unito, gli Stati Uniti o la Germania, è che la scrittura e la lettura non si presentano in un’unica veste, ma sono molteplici e adatte a lettori diversi, con diversi gusti e inclinazioni e che, come nell’amore, la sottrazione o l’esclusione producono solo danni. È arrivato il tempo di cessare con vuoti proclami o inutili campagne di sensibilizzazione alla lettura. La verità è che chi legge non assomiglia neppure un po’ al placido panda in pericolo di estinzione, e non c’è da preoccuparsi per la sua sopravvivenza, o temerne la scomparsa, piuttosto c’è da aver timore della libertà del suo pensiero, del suo spirito sovversivo. Il lettore è un ribelle, non è possibile chiuderlo dentro oasi recintate a sgranocchiare bambù o farlo riprodurre a nostro piacimento. I lettori sono individui pericolosi, e se accettate il consiglio, i primi tre giorni di giugno in città guardatevi le spalle, perché ne saremo invasi.
* Responsabile coordinamento editoriale Newton Compton Editori e organizzatrice con Gabriele Ametrano del festival La Città dei Lettori
Sappiamo già che c’è chi considererà tutto questo un’eresia, chi non mancherà di storcere il naso come i nostalgici delle stroncature di Asor Rosa, ma davvero l’una cosa esclude l’altra?