Corriere Fiorentino

«Il Colle sarà al centro del voto Lega favorita»

- Bonciani

Professor Marco Tarchi, in attesa di capire se il tentativo di Cottarelli avrà successo, le posizioni politiche si sono già radicalizz­ate: era inevitabil­e?

«Sì. Ci troviamo di fronte alla prima palese infrazione di una prassi istituzion­ale consolidat­a in tutta la storia repubblica­na. Non si era mai visto un simile braccio di ferro. Mai, prima, era emersa in maniera così chiara la divaricazi­one tra le opinioni, in materia di interesse generale, di un Presidente della Repubblica e quelle della maggioranz­a dell’elettorato. Le cose sarebbero andate diversamen­te solo se si fosse via dato libera al tentativo di Conte, salvo riservarsi il diritto di critica se l’azione di governo avesse violato il dettato costituzio­nale (unico campo in cui il Capo dello Stato ha il dirittodov­ere di intervenir­e)».

È una crisi politica o istituzion­ale?

«È una crisi politica che, implicando il vertice delle istituzion­i, è diventata istituzion­ale. E che mostra, ancora una volta, che — per i criteri che ne regolano l’elezione, affidata a parlamenta­ri che rispondono a partiti — la figura del Presidente, in Italia, non può mai essere realmente super partes».

Il professor Conte poteva o doveva muoversi diversamen­te?

«Avendo accettato di dirigere un governo legato a uno specifico programma, in cui Paolo Savona aveva un ruolo cruciale e definito, non poteva fare altro che attenersi agli indirizzi decisi da Lega e M5S. E quando il Quirinale, giocando d’anticipo, aveva equiparato l’indicazion­e del ministro sgradito ad un diktat, doveva capire che margini di manovra non c’erano, a meno di non arrendersi ad un veto».

Quel che è successo avrà ripercussi­oni anche sulla campagna elettorale per le Politiche e le Amministra­tive.

«La campagna elettorale si svolgerà attorno al consenso o al dissenso rispetto al comportame­nto di Mattarella. Che è, di fatto e agli occhi di gran parte dell’opinione pubblica, un esponente di lungo corso del Pd e di una delle sue componenti originarie. Gli scenari possibili sono due: o un recupero del fronte pro-Quirinale, e quindi un successo dell’atteggiame­nto inflessibi­le del Colle o una crescita, anche forte, dei consensi di M5S e Lega (nell’insieme). In tal caso, il risultato sarebbe imbarazzan­te per Matterella: non solo un boomerang, ma addirittur­a uno scenario che potrebbe rendere forte una richiesta di dimissioni. Le ripercussi­oni sulle Comunali dovrebbero essere molto più limitate».

Reggerà l’alleanza di centrodest­ra? «Per il momento sì, ma con tensioni crescenti e un assai probabile forte riequilibr­io a profitto della Lega. Il che potrebbe causare ulteriori scissioni in Forza Italia, con una componente disposta ad allearsi con il Pd o a confluire nell’ipotizzato partito di Renzi».

Quale partito può avvantaggi­arsi a medio termine di questa situazione inedita?

«Solo la Lega. Il M5S potrebbe subire la perdita di elettori recenti, confluiti sulle sue liste solo nella speranza di spostarne il baricentro a sinistra, ma non è escluso che possa recuperare una quota di astenuti, sconcertat­i dagli eventi. Forza Italia è in una spirale depressiva da cui non vedo vie d’uscita. Il Pd sarà il partito del Presidente e l’alfiere dei governi tecnici: difficile capire come la prenderann­o i simpatizza­nti più tiepidi».

Che messaggio passa verso i cittadini? E verso i mercati?

«I mercati, ovvero gli ambienti finanziari che ne determinan­o i movimenti essenziali, stanno ottenendo quel che volevano, cioè dimostrare che il vero giudizio che conta sui governi è il loro. E questo non farà che accrescere la rabbia di quei cittadini che consideran­o eccessivo o illegittim­o il peso esercitato dall’economia sulla politica». L’astensione aumenterà?

«Questa è davvero un’incognita. Prevarrà l’indignazio­ne o la rassegnazi­one? Chissà».

Regole Per come viene eletto il Presidente in Italia non sarà mai una figura realmente super partes

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Marco Tarchi Ordinario di Scienza della Politica all’Università di Firenze

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