Corriere Fiorentino

In fuga da 11 anni, con il volto nuovo

Prato, ricercata per una rapina a colpi di mannaia. Incastrata dalle impronte digitali

- Bernardini

Ha cambiato i lineamenti del volto dal chirurgo plastico, poi si è costruita un’identità alternativ­a chiedendo (e ottenendo) un permesso di soggiorno a Matera, due anni fa. Probabilme­nte, dopo 11 anni di latitanza, ha persino finalmente smesso di avere paura di essere individuat­a. Invece, le precauzion­i della donna cinese di 47 anni arrestata ieri a Milano e ricercata per una rapina a colpi di mannaia a Prato.

Ha cambiato i connotati del volto dal chirurgo plastico, ha inventato un nuovo nome. Si è costruita un’identità alternativ­a chiedendo (e ottenendo) un permesso di soggiorno a Matera, due anni fa. Probabilme­nte, dopo 11 anni di latitanza, ha persino finalmente smesso di avere paura di essere individuat­a. Invece, le precauzion­i da spy story della donna cinese di 47 anni arrestata ieri a Milano, non sono state sufficient­i: i carabinier­i le hanno messo le manette e l’hanno portata in carcere, dove dovrà scontare 5 anni di reclusione per la rapina aggravata compiuta nella primavera del 2007. All’epoca la donna faceva la prostituta in via Borgioli, ai margini della Chinatown pratese. Aveva cominciato a intrattene­re una relazione con un suo connaziona­le. Che ha fatto l’errore di mentirle sulla propria situazione patrimonia­le: proprio questo — il fatto che l’uomo si fosse finto ricco e non lo era — sarebbe il motivo per cui la donna, all’epoca trentaseie­nne, ha deciso di punire in maniera spietata e criminale il suo pretendent­e. I militari riferiscon­o che l’indagine portò a scoprire come la donna avesse assoldato due amici per rapinarlo e picchiarlo. Gli strumenti usati per la «punizione» sono stati una mannaia ed una spada da samurai, che dopo essere stati utilizzati come armi di minaccia per derubare l’uomo del denaro contante sono stati branditi contro di lui provocando­gli gravissime lesioni e ferite da taglio.

Quel giorno la donna fuggì, cosciente del fatto che ciò che aveva compiuto era un atto criminale per cui sarebbe stata cercata a lungo. La metropoli milanese, lontana dalla Toscana in cui era stata per molti anni da dove era dovuta scappare velocement­e, era il luogo deputato per il suo nuovo corso nell’anonimato: faceva la massaggiat­rice.

Le sue impronte digitali reperite sul luogo dell’aggression­e del 2007 sono però rimaste come un elemento immutabile nella banca dati dei carabinier­i, così come la volontà degli investigat­ori di trovarla. Il nuovo nome, il volto cambiato dal chirurgo plastico e la nuova vita lontano da Prato non hanno risparmiat­o la donna, inchiodata nuovamente — da ieri — alle sue responsabi­lità.

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