Corriere Fiorentino

«Verso il Capo dello Stato accuse inammissib­ili»

Il sostegno dei costituzio­nalisti fiorentini allievi di Barile

- Marzio Fatucchi

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella riceve il sostegno della «scuola di Barile». Sono infatti tutti ex allievi di Paolo Barile, uno dei più importanti costituzio­nalisti italiani e colonna portante di qualunque studente di diritto italiano, qui e all’estero, i firmatari di un appello che sostiene il Capo dello Stato nella sua scelta di non accettare il nome di Paolo Savona come ministro dell’Economia nel governo, mai partito, di Giuseppe Conte.

I nomi sono di peso: ci sono Ugo De Siervo, già presidente della Corte costituzio­nale, e Enzo Cheli, già vicepresid­ente. Ma anche Paolo Caretti, Stefano Merlini, Roberto Zaccaria, Stefano Grassi, Cristina Grisolia, Elisabetta Catelani, Massimo Carli, Orlando Roselli, Giovanni Tarli Barbieri, Andrea Simoncini, Andrea Cardone e Duccio Traina. Tutti docenti di diritto costituzio­nale, senza se e senza ma. Alcuni di loro, anche a favore del No al referendum costituzio­nale, come lo stesso De Siervo e Caretti.

Un sostegno che parte prima di tutto dalla preoccupaz­ione «per gli sviluppi della crisi di governo in atto e per l’asprezza del dibattito» dopo la scelta di Mattarella di non concedere a Savona il ministero dell’Economia. Una scelta legittima, per i docenti: «È bene chiarire subito che è profondame­nte sbagliata l’idea che il Presidente della Repubblica sia un organo “neutro”, un semplice notaio. Al contrario, l’organo presidenzi­ale è titolare di poteri propri che insieme gli assegnano una funzione d’indirizzo politico costituzio­nale (come sosteneva Paolo Barile), volto a garantire il corretto funzioname­nto del sistema e la tutela dei degli interessi generali della comunità nazionale». È quello che succede con il rinvio di leggi alle Camera, perché «ritenute manifestam­ente incostituz­ionali», i poteri da «presidente del Consiglio Superiore della Magistratu­ra e del Consiglio Superiore di Difesa» e molti altri. Ma ha fatto bene il Capo dello Stato in questa occasione? Sì, secondo i costituzio­nalisti: perché questo potere di « nomina del Presidente del Consiglio e, su proposta di quest’ultimo, dei Ministri» viene esercitato con «il concorso di altri soggetti istituzion­ali e, per quanto riguarda la nomina dei ministri, il concorso del Presidente del Consiglio incaricato. Qualora tale concorso non si realizzi, l’ultima parola spetta al Capo dello Stato, il quale assume su di sé in pieno la responsabi­lità delle sue decisioni. In questo quadro, il comportame­nto del Presidente Mattarella appare del tutto conforme alla lettera della Costituzio­ne e alla prassi». Certo, si può dissentire, «come del resto avvenuto in un recente passato» ma «non sul piano del rispetto della Costituzio­ne». L’idea di «messa in stato d’accusa del Presidente» è quindi «inammissib­ile». Parola di prof.

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Presidente Sergio Mattarella
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Maestro Paolo Barile

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