Corriere Fiorentino

La vita tra attori e palco, il Puccini perde la sua anima

Addio Claudio Bruschini, responsabi­le tecnico del teatro. «Risolveva ogni problema»

- Edoardo Semmola

«Appariva, come un angelo. Senza far rumore. Qualsiasi problema avessi. Un pezzo d’anima, antico compagno, caro amico» ricorda Guelfo Guelfi. «La cosa più bella quando entravi in teatro era sapere che c’era lui e qualunque cosa potesse succedere, sapevi che su di lui potevi contare» aggiunge Sergio Staino. «Con Claudio Bruschini ci siamo annusati e capiti subito — parla Alessandro Benvenuti — eravamo due malati di passione teatrale: il contatto tra noi fu viscerale, solido e vero, intimo e senza fronzoli né barriere. Vivevamo il teatro come utopia».

È scomparso ieri pomeriggio a Firenze, dopo una malattia fulminante, una di quelle figure che non si vedono mai, ma la cui presenza ha segnato un’intera epoca teatrale a Firenze: Claudio Bruschini era da 22 anni il responsabi­le tecnico del Teatro Puccini, prima ancora è stato il tecnico di Gianni Morandi, Ron, Riccardo Cocciante, Fiorella Mannoia. Uno dei personaggi più amati e rispettati nell’ambiente culturale toscano, nato 58 anni fa a Batignano, in provincia di Grosseto; «il McGyver dei palcosceni­ci» come lo definisce un ex presidente storico del Puccini come Guelfo Guelfi. «Con il fascino dell’anarchico buono» lo ricorda il suo predecesso­re Staino. Per Cristina Noferi, che da un anno e mezzo è alla guida del teatro, era ancora di più: «Mi ha sostenuto, aiutato, tranquilli­zzato, insegnato tutto. Non avrei mai accettato la presidenza del Puccini se non ci fosse stato lui».

Condoglian­ze via Twitter anche dal sindaco Dario Nardella: «Mi colpiva la sua umiltà e profession­alità». Colleghi e amici lo ricorderan­no senza cerimonie: la camera ardente si apre oggi alle 15 al ridotto del Puccini. Niente fiori né corone, perché era «solidament­e anarchico», definizion­e di Benvenuti. Alle 18.30 di domani il «saluto anarchico» nel giardino del teatro, un coro intonerà Addio Lugano bella. Con esposta la bandiera «Né schiavi né padroni» che teneva appesa dietro il palcosceni­co.

Ventidue anni dietro le scene Guelfi: «Appariva come un angelo, senza far rumore». Benvenuti: «Eravamo due malati di passione teatrale». Da oggi la camera ardente

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Claudio Bruschini

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