Corriere Fiorentino

Capitan Coraggio, un regista con il cuore

Dopo la morte di Astori è diventato il faro

- Di Leonardo Bardazzi

Capitan Coraggio se ne va. Al Milan probabilme­nte, a caccia di soldi e gloria. Ma comunque lontano dalla «sua» Fiorentina. La squadra che ha preso per mano in campo e soprattutt­o fuori e a cui resterà affezionat­issimo, nonostante una scelta profession­ale che va in senso contrario: «Tu parlavi la lingua universale del cuore, tu sei luce».

La sua lettera dedicata ad Astori e letta nella sacralità della Basilica di Santa Croce, verrà ricordata come uno dei momenti più dolci e strazianti della storia viola. Fu lui a chiudersi ai campini e a scegliere le foto del capitano per farci le magliette da indossare in campo (Vitor Hugo poi l’avrebbe salutata sugli attenti dopo il gol al Benevento); fu ancora lui a dire ai compagni «ci penso io», quando stampa e tv premevano per avere una dichiarazi­one dopo il dramma vissuto a Udine quel 4 marzo; e fu di nuovo lui, con una rosa bianca in mano, a guidare i compagni verso il muro di sciarpa al Franchi. Milan però ha fatto anche di più: ha scelto di diventare la guida, il «faro» (come lui stesso definiva Davide), l’esempio da seguire in una squadra decisa a rispondere al dolore con l’orgoglio.

Le sue lacrime in campo dopo la straziante partita col Benevento e l’applauso sotto la Fiesole con la fascia di Astori tra le mani, raccontano chi è Badelj: un croato di Zagabria con i piedi delicati (da ragazzino lo voleva pure Sir Alex Ferguson) e un cuore grande, che lascia Firenze per iniziare una nuova avventura ma che in qualche modo resterà legato al viola per sempre. Senza di lui la Fiorentina perde mol- to. Un regista come lui d’altra parte non si trova a ogni angolo delle strade. Arrivato quasi in sordina, come alternativ­a al geniale Pizarro, è diventato leader in fretta. Senza le giocate sudamerica­ne del cileno, ma con quella rara intelligen­za che lo ha fatto essere al posto giusto nei momenti clou di ogni partita. Montella lo apprezzava, con Sousa era diventato la spalla naturale di Borja Valero. Pioli invece lo adora e anche per questo gli aveva consegnato le chiavi della Fiorentina. Sarà dura, con il budget che ha in tasca Corvino, ricomincia­re con la stesso schema dell’anno passato. Prima si passava la palla a Badelj, ora si dovrà inventare altro. Forse cambiando sistema di gioco, verticaliz­zando di più e palleggian­do meno. Si vedrà. La cosa più dura da mandar giù sarà il vuoto che lascia Milan nello spogliatoi­o. Dopo Asto, la Fiorentina perde un altro capitano, l’ennesimo della storia recente. Un pessimo modo per iniziare un’estate che doveva rendere granitico questo gruppo così speciale, così unito dopo la tragedia. Toccherà a Pezzella indossare quella fascia coi 4 Colori di Firenze, il resto si dovrà costruire a Moena, sperando che quei passaggi palla a terra del numero 5, non manchino più di tanto.

Badelj a proposito se ne va a parametro zero, come Montolivo. Ma se Riccardo ogni volta che torna da queste parti viene ricoperto di fischi, per Milan le abitudini sarebbe bello cambiarle. È una questione di cultura, oltre che di affetto. Perché sì, è vero, ha rifiutato un contratto lungo e generoso della Fiorentina, ma è altrettant­o vero che le scelte, in un mondo dorato dove i milioni sembrano spiccioli, si dovrebbe cominciare a rispettarl­e. A considerar­le (purtroppo) quasi naturali. In fondo la notizia sarebbe stata se Badelj avesse firmato il contratto. L’amarezza resta, la preoccupaz­ione per il futuro viola anche. Intanto però Capitan Coraggio merita un in bocca al lupo. Anche e soprattutt­o nel nome di Davide.

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