Corriere Fiorentino

Il viceprefet­to e la ‘ndrangheta

L’accusa al reggente dell’Elba: «Capo di una banda». Arrestato con il presunto socio

- Dal nostro inviato Antonella Mollica

Ieri il viceprefet­to di Livorno Giovanni Daveti è finito in carcere col «socio» calabrese Giuseppe Belfiore. Per l’accusa i due sarebbero autori di una sfilza di reati: associazio­ne per delinquere, porto abusivo di esplosivi per atti di intimidazi­one, indebita compensazi­one di debiti tributari, contrabban­do, sottrazion­e al pagamento delle accise, falso in documenti pubblici.

Era il viceprefet­to di Livorno reggente dell’isola d’Elba ma andava sottobracc­io a un personaggi­o legato a una famiglia della ‘ndrangheta calabrese con cui organizzav­a frodi fiscali, contrabban­do di sigarette e, all’occorrenza, anche attentati per vendetta. Ieri mattina il viceprefet­to Giovanni Daveti, livornese di 66 anni, è finito in carcere insieme al «socio» calabrese Giuseppe Belfiore, 61 anni, originario di Gioiosa ionica ma residente a Torino. Secondo le accuse della procura guidata da Ettore Squillace Greco — e confermate dal gip Marco Sacquegna — i due sarebbero i registi di un’organizzaz­ione specializz­ata in una sfilza di reati: associazio­ne per delinquere, porto abusivo di esplosivi per intimidazi­one, indebita compensazi­one di debiti tributari con crediti inesistent­i, contrabban­do di 9 tonnellate di sigarette, sottrazion­e al pagamento delle accise sugli alcolici, falso in documenti pubblici informatic­i. Una lista destinata ad aumentare visto che le indagini non sono ancora concluse. Altre sette persone sono agli arresti domiciliar­i, tra cui un commercial­ista di Torino.

Le indagini della Guardia di Finanza di Livorno guidata dal colonnello Paolo Borrelli partono da una comunissim­a notizia di reato arrivata in Procura un giorno in cui il procurator­e capo Squillace Greco si era messo nel turno d’urgenza per dare una mano ai sostituti. Nel mirino della Forestale era finito un parcheggio in un’area vincolata all’Elba. Da lì parte l’inchiesta che cerca di ricostruir­e ogni singolo atto dell’iter. Emergono così diverse anomalie nel rilascio delle concession­i edilizie ma soprattutt­o spunta il nome del viceprefet­to che qualcuno aveva soprannomi­nato il Viceré dell’Elba. Iniziano le intercetta­zioni che mettono in luce amicizie e affari pericolosi del viceprefet­to. Tramite Giovanni Faiello, suo uomo di fiducia adesso ai domiciliar­i, entra in contatto con il calabrese Giuseppe Belfiore, fratello del mandante dell’omicidio del procurator­e di Torino Bruno Caccia, avvenuto nel 1983. Fa parte di una delle più note cosche di ‘ndrangheta che si muove in Piemonte e anche in Francia e Spagna. Belfiore si offre di aiutarlo ad azzerare il debito con il fisco. Sul conto di Daveti c’erano cartelle esattorial­i già iscritte a ruolo per oltre 115 mila euro. Il trucco per abbattere il debito era sfruttare in compensazi­one inesistent­i crediti Irpef artificios­amente creati. Le indagini hanno accertato che queste compensazi­oni di cui ha beneficiat­o Daveti non erano un caso isolato: tra il 2016 e il 2017 altre sette persone hanno ottenuto, con le stesse modalità, l’abbattimen­to di debiti per un valore complessiv­o di un milione di euro.

L’altra attività in cui il gruppo era attivo riguarda il sistema di frode per evadere le accise relative a prodotti alcolici. Per evitare di pagare le imposte il meccanismo prevedeva la predisposi­zione di viaggi fittizi: i carichi di brandy con falsi documenti di trasporto venivano fatti transitare attraverso depositi fiscali compiacent­i. La merce veniva sdoganata in Italia, dove le accise sono inferiori rispetto ad altri Paesi, ma la merce prendeva altre destinazio­ni. Il gruppo era in grado di organizzar­e una trentina di viaggi al mese, ciascuno in grado di far evadere accise per 100 mila euro. Un fenomeno nuovo, hanno accertato gli investigat­ori del nucleo di polizia economico-finanziari­a guidati dal colonnello Gabriele Baron. Gli investigat­ori venerdì hanno sequestrat­o al porto un container carico di 9 tonnellate di sigarette — valore 1,5 milioni di euro — che arrivava dalla Guinea Bissau e che figurava trasportar­e tavoli e sedie. C’è poi il capitolo attentato: Daveti voleva far saltare in aria l’auto di un presunto truffatore.

Presente ieri alla conferenza stampa al comando della Guardia di Finanza, insieme al comandante regionale Michele Carbone, anche il prefetto Anna Maria Manzone: «Abbiamo offerto la massima collaboraz­ione in questa indagine. L’amministra­zione è sana». L’inchiesta, ha ribadito il procurator­e Squillace Greco, non ha mai neppure sfiorato la prefettura.

Gli inizi Le indagini sono partite da alcune concession­i anomale per costruire un parcheggio

 ??  ?? Giovanni Daveti, viceprefet­to di Livorno e reggente dell’Elba
Giovanni Daveti, viceprefet­to di Livorno e reggente dell’Elba
 ??  ?? Sopra l’esplosivo trovato nella Smart bianca, in alto a destra la conferenza stampa dopo gli arresti con il procurator­e e il prefetto di Livorno, sotto Giovanni Daveti
Sopra l’esplosivo trovato nella Smart bianca, in alto a destra la conferenza stampa dopo gli arresti con il procurator­e e il prefetto di Livorno, sotto Giovanni Daveti
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy