Mehta ritorna sul podio del Maggio
Via libera dai medici. Il Maestro: finalmente. L’orchestra: gli faremo una festa
Zubin Mehta ha annunciato che sarà di nuovo al Teatro del Maggio Musicale per dirigere i concerti del festival previsti il 28 e il 30 giugno. «Col permesso dei medici posso tornare nella mia città, sono felice!».
Nessuno se lo aspettava: «Eravamo tutti in prova, col maestro Luisi, per il concerto di tre giorni fa. A un certo punto entra il coordinatore artistico Pierangelo Conte e ci dice che il maestro Mehta sarebbe tornato per dirigere i due concerti sinfonici del ciclo Sostakovic con András Schiff del 28 e 30 giugno. Abbiamo tirato tutti un sospiro di sollievo». La racconta così Marco Salvatori, oboe dell’Orchestra del Maggio, la notizia che Zubin Mehta sarebbe presto tornato a lavoro con loro. Sollievo, anzi, di più: «È scattato subito l’applauso spontaneo di tutta la sala», aggiunge il trombone Fabiano Fiorenzani. La notizia è arrivata tramite lettera che il maestro ha scritto al sovrintendente Cristiano Chiarot confermando la sua presenza sul podio per i due concerti sinfonici previsti nel calendario del Festival. Era stato messo a riposo dai medici perché ha bisogno di un periodo di convalescenza tranquillo e senza stress, infatti è confermato che non dirigerà Il Prigioniero di Dallapiccola con i Quattro pezzi sacri di Verdi (al suo posto Michael Boder) e neppure il concerto del 22 giugno che sarà diretto da Gergely Madaras.
«Sono dispiaciuto — scrive Mehta — di non poter dirigere sia il dittico Il Prigioniero con i Quattro pezzi sacri sia il concerto del 22 giugno in quanto le terapie alle quali sono sottoposto non mi consentono di assentarmi a lungo da Los Angeles, però col permesso dei medici posso finalmente tornare nella mia città per due impegni meno pesanti per me: sono felice per questo!». «La mia felicità per il suo ritorno è alle stelle — dice il primo violino Domenico Pierini — Poterlo riabbracciare nel segno della musica è il massimo. Una festa gliela faremo di sicuro». L’ultimo contatto tra l’Orchestra del Maggio e il suo maestro storico era avvenuta il 29 aprile, in occasione del suo ottantaduesimo compleanno: «Gli abbiamo mandato un messaggio di auguri tutti insieme — ricorda la prima tromba Andrea Dell’Ira — e poi non abbiamo saputo più niente, mentre Conte ci aveva detto che non sarebbe tornato per un periodo, quindi è stata una grande sorpresa sapere che stava meglio».
Proprio ad aprile era iniziata una serie di forfait: con Vladimir Ashkenazy chiamato a sostituirlo il 6 e l’8 e Mikhail Jurowski il 12 e 15. Questo ritorno è una lieta sorpresa che conferma la grande forza d’animo, l’entusiasmo e l’attaccamento che il maestro ha verso il suo podio e il suo teatro: «Ha avuto il permesso di interrompere le cure per 10 giorni e si riposa solo un giorno — aggiunge Salvatori — È proprio vero che è una macchina da guerra. Mancano ancora una ventina di giorni alle prove, la prima la faremo il 22, nel frattempo incrociamo tutti le dita», ha aggiunto. Ma l’aspetto che più ha colpito l’orchestra è che «Mehta non ha più diretto da nessuna parte, ha interrotto con noi e ricomincia con noi: abbiamo vissuto questa sua decisione come un riconoscimento del rapporto sentimentale prioritario che ci lega — conclude Salvatori — sia lui nei nostri confronti che noi nei suoi: anche se non ce ne sarebbe bisogno di dimostrazioni d’affetto, va detto che lui ha scelto Firenze per tornare».
La lettera a Chiarot Dispiaciuto di non poter dirigere Dallapiccola, le terapie non mi consentono di assentarmi a lungo