Toscana: boom di assunti, ma è allarme sui conti
Confindustria Toscana Nord, i dati sulle Pmi nel vertice di Pistoia. Boccia: appello alla politica
La Toscana delle aziende ha perso un terzo della sua ricchezza negli ultimi dieci anni, ma ha beneficiato degli effetti del Jobs Act guadagnando 10 mila nuovi posti di lavoro a tempo indeterminato dal 2014 al 2016: ora è al bivio fra ripresa e stagnazione. L’esito dell’assemblea annuale di Confindustria Toscana Nord, che si è tenuta ieri a Pistoia nello spazio espositivo «La Cattedrale», sta nei numeri che l’ufficio studi dell’associazione ha diffuso per bocca del suo presidente Giulio Grossi.
Citando il rapporto Confindustria-Cerved sulle piccole e medie imprese del nord e del centro Italia, il leader confindustriale ha spiegato: «La Toscana si piazza bene rispetto alle altre tre regioni del centro, ma male rispetto a quasi tutte quelle del Nord. Il destino del nostro comparto industriale, soprattutto quello manifatturiero, è legato a quale dei due trend la regione sarà capace agganciare». Grossi ha citato il dato del margine operativo lordo (Mol), uno degli indicatori più attendibili nell’analisi dei bilanci, che evidenzia i redditi delle imprese al netto di imposte e interessi: nel decennio 2006-2017 la Toscana ha perso il 34,1%, facendo meglio delle altre 3 regioni centrali che superano tutte il -40%, ma molto peggio del Nord-Est e del Piemonte, tutte regioni sotto la soglia del -20%. La via indicata da Grossi pare un messaggio al nuovo governo: «Quello di cui abbiamo bisogno è più politica, più responsabilità». Una frase raccolta e ripetuta anche dal presidente nazionale di Confindustria, Vincenzo Boccia, che ha ribadito come «occorra non gettare il lavoro fatto negli ultimi anni, perché chi è contro l’industria è contro l’Italia». Forte la richiesta al mondo politico «di non cancellare o di prende re in considerazioni l’ipotesi di rinnovare provvedimenti come il Jobs Act», anche alla luce dei numeri: il totale dei dipendenti nelle province di Lucca, Pistoia e Prato (fonte Inps) mostrano una chiara impennata a partire dal 2015, tanto che il confronto fra il 2014 (pre-Jobs Act e decontribuzione, quindi) e la fine del 2016 segna oltre 10.000 unità in più, praticamente tutte ascrivibili a posizioni a tempo indeterminato ( +10.700 assunti).
Tra le priorità indicate dall’assemblea anche e soprattutto le grandi opere e la necessità di farle, dagli impianti per lo smaltimento dei rifiuti, compreso il termovalorizzatore di Case Passerini che non parte, all’aeroporto di Firenze per il quale si intravedono ancora ostacoli. «Questo paese ha bisogno di politica, di buona e costruttiva politica che abbia il coraggio di realizzare i cambiamenti che occorrono e l’intelligenza di lasciare inalterati cambiamenti positivi fatti da altri», ha sottolineato il presidente dell’associazione Giulio Grossi.
Responsabilità Il presidente nazionale: salvare il lavoro fatto, chi è contro l’industria è contro l’Italia