De Keersmaker, la danza dialoga con Bach
Al Teatro della Pergola in prima nazionale lo spettacolo della grande coreografa
Con le due recite in prima nazionale di Mitten wir den Leben Sind/Bach6 Cellosuiten ospitate domani e domenica al Teatro della Pergola grazie alla joint venture tra Fabbrica Europa, Maggio, e Fondazione Teatro della Toscana, Anne Teresa de Keersmaker sarà per la quarta volta a Firenze. La prima, a metà anni ‘80, fu a Fiesole: le sue quattro ragazze in gonnella e scarponcini, che trasformavano gesti quotidiani di femminilità ribelle in una sequenza scandita, ossessiva e abbagliante fecero immediatamente capire al pubblico di quell’Estate Fiesolana che la giovane coreografa aveva del genio. E in effetti l’attacco preciso e ossessivo di una danza rigorosa e ostinata, la dialettica certosina, apparentemente formale ( ma piena di vibratile emotività) con la partitura musicale — sempre raffinatissima — scelta dall’imbronciata e minuta artista belga hanno confermato con il correre del tempo un talento originale e sicuro, colto e concentrato che molto ha contribuito allo sviluppo della danza contemporanea europea.
Un talento riconosciuto da molti suoi colleghi, come Virgilio Sieni per esempio, che nella sua veste di direttore della sezione danza della Biennale di Venezia volle le venisse attribuito il Leone d’Oro alla carriera; senza contare, in contesto più pop, il plagio alle sue danze fatte da Beyoncé nel video di Countdown – a ben pensarci, in un’epoca come questa, definitiva e indiscutibile consacrazione globale.
Dopo un passaggio da solista con un efficace lavoro su ballate di Dylan e — lo scorso anno — il revival di A Love supreme, uno dei lavori più interessanti dedicati alla relazione compositiva tra danza e jazz in cui quattro danzatori destrutturavano nei loro movimenti i componenti musicali del quartetto di Coltrane, questa volta il dialogo è con il supremo architetto della musica, Johan Sebastian Bach.
Le mirabili Suites per violoncello solo, eseguite dal vivo da un giovane prestigioso musicista — il francese Jean Guihen Queyras — diventano infatti terreno sonoro su cui innalzare un canto fisico che coglie le volute, le tensioni e gli afflati della logica compositiva del sommo Bach. Collana di danze diventate, attraverso Bach, pagine di bellezza e mistero universali, di cui non si sa se meraviglia di più l’intensità espressiva o la ratio della struttura, le Suites si attagliano del resto perfettamente alla poetica della de Keersmaeker che con cinque danzatori della sua compagnia Rosas affronta la nuova sfida: «Sono ossessionata dalle strutture ma l’esperienza più bella è vedere come una certa costruzione possa generare qualcosa di intangibile e indicibile, un’emozione».