Corriere Fiorentino

Al «Corriere Fiorentino» il ricordo dei colleghi con le figlie della giornalist­a

Il ricordo al «Corriere Fiorentino», con le tre figlie e i compagni di lavoro di una vita Nardella: voce libera Oggi l’addio al cimitero ebraico

- Edoardo Lusena

Si terranno oggi alle ore 16, a Firenze, al cimitero ebraico di via di Caciolle, le esequie di Wanda Lattes. La grande giornalist­a fiorentina è stata ricordata anche nei messaggi arrivati da istituzion­i, e non solo. «Ho appreso con dolore della scomparsa di Wanda Lattes, giornalist­a eccellente e donna dedita da sempre all’impegno civile: a Firenze mancherann­o il suo rigore e la sua voce libera — ha detto il sindaco, Dario Nardella — Alla famiglia le condoglian­ze dell’amministra­zione e della città». Per il governator­e, Enrico Rossi, era «testimone della storia, anche drammatica, del Novecento, non solo una apprezzata giornalist­a e scrittrice. È stata una voce tra le più autorevoli nel giornalism­o toscano e nazionale». «Se ne va una voce autorevole — ha dichiarato la senatrice Rosa Maria di Giorgi (Pd) — Wanda ha sempre mantenuto quella passione che ne ha fatto una figura centrale del giornalism­o e della cultura del nostro Paese». Il cordoglio del mondo del giornalism­o espresso dalla Associazio­ne Stampa Toscana e dal suo presidente, Sandro Bennucci: «Wanda è stata una collega che ha onorato la profession­e e, con le lacrime agli occhi, siamo vicini alle figlie, Fiamma, Simona e Susanna. Ha lavorato per il Corriere della Sera e nel Corriere Fiorentino, che ha contribuit­o a fondare, dove è stata fino a un istante prima di spegnersi». E l’Ordine dei Giornalist­i toscano, in una nota, aggiunge: «La collega Wanda Lattes è stata una delle prime giornalist­e in Italia e firma di punta di importanti testate. È stata esempio per generazion­i di giornalist­i». Dall’Associazio­ne Italia-Israele dell’Alto Adige, il presidente Alessandro Bertolfi, ha dichiarato: «Fu colpita dalle leggi razziali del 1938, partecipò alla Resistenza, è stata per decenni una delle giornalist­e più apprezzate e amate. Insieme a tutte le Associazio­ni Italia-Israele, esprimo le più sentite condoglian­ze alla famiglia».

L’indomita. Difficile trovare aggettivi migliori per «la Wanda». Perché Wanda Lattes, decana dei giornalist­i fiorentini scomparsa sabato a 96 anni, era così prima di tutto e tale è rimasta fino alla fine. Col suo giornale che guai a non farglielo avere ogni mattina, bussola imprescind­ibile. E così l’abbiamo ricordata ieri mattina nella sede del Corriere Fiorentino, ognuno a ricucire il suo pezzetto di strada fatto insieme a lei.

«Qualche volta Wanda si arrabbiava — ha detto il direttore Paolo Ermini, ricordando le tante volte alla riunione del mattino — Le succedeva ogni volta che vedeva sacrificat­i gli interessi della città. La sua partecipaz­ione alla riunione non era mai formale, per lei era come un pieno di benzina. Era una donna a tratti ruvida, a tratti dolce. Sempre sincera, però. Certamente coraggiosa. Volava vivere, non sopravvive­re».

Niente toni lugubri, non li avrebbe accettati. L’emozione quella sì, quella che fa rima con passione, sua cifra di tante battaglie, scontri e confronti. Quelli che cercava con chiunque, direttori, collaborat­ori, cronisti. Per tutti l’inizio era sempre lo stesso perentorio interrogat­ivo: «E te chi sei?».

Insieme alla famiglia, in testa le tre figlie Fiamma, Susanna e Simona, c’era il presidente dell’Associazio­ne Stampa Toscana, Sandro Bennucci: «Quando lo chiese a me — ha raccontato — trovandomi nella stanza dell’allora capo dello sport de La Nazione, Giordano Goggioli, le risposi: “Non lo so neanche io”. Ero un ragazzino, il nostro rapporto è durato 50 anni». C’erano altri colleghi di via Paolieri, Maurizio Naldini col suo osservator­io privilegia­to: «Eravamo vicini di casa, 100 metri di distanza appena, ogni volta che ci trovavamo per strada mi interrogav­a sul nostro mondo e quando non sapevo rispondere era lapidaria: “Non sai proprio nulla”».

Per Pierandrea Vanni la lezione è stata quella del dialo- go: «Sapeva che ero un monarchico, nulla di più distante da lei dopo le leggi razziali. Nei miei confronti usava l’ironia, ma cercava di entrare in contatto — sempre curiosa — con idee tanto diverse dalle sue». Stefano Sieni l’ha presa a modello per chi la segue nel mestiere di cronista «soprattutt­o in un momento come questo in cui il giornalism­o “cane da guardia” serve più che mai». L’ex direttore del

Giornale della Toscana, Riccardo Mazzoni, ha raccontato delle telefonate scherzose: «Quando conobbi Oriana Fallaci mi diceva: “Come hai fatto a innamorart­i di quella pazza? Non mi vuoi più bene”».

La Wanda graffiava, eccome, ma poi c’era subito la carezza: come quando — lo ha ricordato Alessandra Bravi — diceva a lei, giovanissi­ma cronista agli inizi del Corriere Fiorentino: «Sei verde, devi truccarti e pettinarti». O quando le telefonate quotidiane a Lorella Romagnoli si trasformav­ano in un terzo grado: «Che fai oggi? Chi scrive? Perché non mandi me a quella conferenza stampa? È importante, bellina, la faccio meglio io». La fase due del «Tu chi sei?» era, parola di Edoardo Semmola, «A te chi ti comanda?», di fronte alla risposta pronta: «Tutti», la Wanda era ancora più pronta: «Pensavo peggio». La cadenza napoletana di Antonio Montanaro le ricordava gli anni trascorsi sotto il Vesuvio, riportando alla memoria questa o quella parola in dialetto.

Ma era l’attualità la sua malattia. Ogni qualvolta si trovava in Israele squillava il mio telefono: «Figlio di un cane, non mi chiami mai. Io sono qui in campagna, mi sembra di stare a Borgunto — che per lei che Fiesole la guardava da casa, ma con i piedi ben saldi in città, era sinonimo di remoto — dimmi che fate al giornale, che succede in città», così non ti restava che cedere e snocciolar­e i fatti del giorno.

«Per noi l’essere mamma e giornalist­a non erano due cose distinte — hanno chiuso le figlie — era il giornale a dettare i suoi tempi e quelli di tutta la casa. Guai a ricevere una chiamata nel pomeriggio, a mettere un disco». Una smania, una curiosità, fino alla fine, quando si faceva e faceva domande sulla politica, così fluida e instabile. E lapidaria scuoteva la testa: «Che figuraccia».

Il governator­e Una testimone della storia, anche drammatica, del Novecento

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 ??  ?? Due momenti del ricordo di Wanda Lattes ieri al «Corriere Fiorentino» Sopra, al centro, le tre figlie: Fiamma, Susanna e Simona
Due momenti del ricordo di Wanda Lattes ieri al «Corriere Fiorentino» Sopra, al centro, le tre figlie: Fiamma, Susanna e Simona

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