Corriere Fiorentino

SE L’ASSEDIO NON SI SPEZZA

- Di Alessio Gaggioli

La direttrice dell’Accademia Cecilie Hollberg, al nostro Antonio Passanese, sabato ha detto così: «Da quando le forze di polizia sono andate via tutto è tornato come prima. Gli abusivi si portano dietro borsoni e coltelli, ci minacciano. Ci è stato detto di contattare la sezione anti degrado dei vigili. Quando va male non risponde nessuno, quando va bene una squadra passa per tre minuti e poi va via». E poi gli abusivi ritornano. Come le «Nuvole» di Fabrizio De Andrè: «Vanno vengono, ogni tanto si fermano e quando si fermano sono nere come il corvo sembra che ti guardano con malocchio». Nell’appello disperato della Hollberg ci sarebbe già tutto. Il senso è: l’assedio alla Galleria — non solo degli abusivi e dei loro tappetini, ma anche dei bagarini salta coda all’assalto dei turistipre­de — non si spezza con i controlli spot. Serve uno scatto, da parte di Palazzo Vecchio e di tutte le forze dell’ordine. I sequestri e i blitz contro i venditori sono notevolmen­te aumentati, come ci ricordava ieri un’algida nota pervenuta dagli uffici del Comune. L’impegno è innegabile, ma visto il risultato si potrebbe forse paragonare a un medico che con una aspirina cerca di curare un malato grave. Magari il mal di testa passa, ma la malattia resta. Ed è questo il punto. Certo, in centro dove liberi una zona, un’altra viene occupata, come se il quadrilate­ro romano fosse il tabellone del Risiko. Ma forse, proprio per questo, bisognereb­be prendere atto che l’aspirina dei controlli spot non basta più. Come non basta più una terapia concentrat­a in pochi giorni per calmare e sedare l’emergenza del momento. In alcuni punti della città, Accademia, Uffizi, Ponte Vecchio, le arterie principali del Castrum, servono presidii fissi e agenti (di qualsiasi divisa o in borghese) pronti a scattare. Servirebbe, e questa forse è la partita più complicata, riuscire a spezzare la catena che unisce fornitori e venditori abusivi. Gli abusivi non se ne vanno, la merce continua ad arrivare sui tappetini. La direttrice Hollberg non è una sognatrice. Chiede risposte durature. Inutile arroccarsi su una montagna di numeri.

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